I nuovi stabilimenti Foxconn in Brasile sono già in funzione e stanno già sfornando iPhone mentre le linee di montaggio per iPad dovrebbero prendere il via entro il mese di dicembre. E’ questo quanto sostengono alcuni giornali locali ripresi da Reuters. Si tratta della ben nota linea di produzione che il colosso Foxconn ha creato nella città di Jundiai, un centro di medie dimensioni non distante da San Paolo, anche grazie a una corposa serie di sovvenzioni e di agevolazioni fiscali e burocratiche fornite dal governo del Brasile quantificate nell’ordine dei 12miliardi di dollari.
L’ingente investimento mira a dare vita a una produzione locale di dispositivi high-tech, indispensabile per Foxconn e Apple per svincolarsi da una produzione concentrata per lo più in Cina ma anche utile per rifornire i mercati delle Americhe e anche per poter proporre i gadget della Mela a prezzi più competitivi evitando gli onerosi dazi doganali vigenti in Brasile (ma anche in altri paesi parte del Mercosur, il mercato comune dei paesi del Sud America) sui prodotti tecnologici di importazione.
Già nelle prime fasi di avvio però analisti ed esperti hanno indicato una serie di problemi che vengono riassunti con il termine “Brazil cost” che si riferisce al superiore costo della manodopera brasiliana e ad una serie di altri problemi di carattere logistico ed organizzativo.
In Cina lo stipendio mensile base è di circa 315 dollari, mentre in Brasile è di 605 dollari: questa differenza da sola è in grado di vanificare la riduzione delle imposte ottenuta con la produzione interna di iPhone e prossimamente anche di iPad. Considerando la capacità di acquisto della emergente classe media in Brasile, la società di ricerca IDC ritiene che almeno inizialmente gli acquisti delle famiglie si orienteranno più verso i computer tradizionali, portatili e desktop, ritenuti più condivisibili tra i membri della famiglia rispetto ai tablet.
Un altro problema da superare è quello dell’assenza di un ecosistema vero e proprio; la maggior parte delle componenti devono comunque arrivare da oltre oceano, dall’Asia in particolare, in quanto in Brasile non si costruiscono nè display nè chip. Prima che il grande paese sudamericano sia in grado di seguire l’esempio di Cina, Taiwan e Corea potrebbero essere necessari anni. Fino ad allora al costo di assemblaggio si aggiungeranno anche i costi di trasporto delle componenti.
In ogni caso il distretto tecnologico di Jundiai punta fortemente su Foxconn e su Apple in particolare. Non a caso gli amministratori locali hanno già presentato una proposta per dedicare una strada al co-fondatore di Apple. La scelta sembra indovinata sotto più punti di vista: nella strada che probabilmente verrà presto battezzata Steve Jobs gli stabilimenti Foxconn hanno già assunto oltre 1.000 persone, un numero importante per una città di circa 350mila abitanti.