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Bowers & Wilkins P7 Wireless, lo spettacolo in audio da sera

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Partiamo da un presupposto: recensire un prodotto come le nuove P7 Wireless di Bowers & Wilkins è uno di quei lavori che vorresti fare tutti i giorni: per dirla in wolveriana memoria, è un lavoro duro ma qualcuno lo deve fare.

E sulle note di Eye Pieces (Classical Naked Eye) di Alan Parson Project, siamo qui ad elencare i pregi di una cuffia a cui difficilmente, lo ammettiamo, troviamo un difetto: design classico e senza tempo, materiali di qualità, un segnale wireless accurato e potente unito ad un suono che racconta in modo ottimale il mondo di Bowers & Wilkins. Ma procediamo con ordine, e sedetevi, perché abbiamo di che farvi lustrare le orecchie.

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P7, il grande fratello

Per quanto bella, la recensione del modello P7 di B&W è senza dubbio figlia di quella del modello P5 wireless, che qui a Macitynet abbiamo recensito un anno fa, anche in versione a cavo, con il quale questo modello condivide l’utilizzo delle batterie e parte del design, seppure si nota una maggior qualità.

Ma se all’epoca il passaggio al wireless per il famoso marchio Hi-Fi era una novità di rilievo, un anno dopo è una caratteristica attesa (soprattutto dopo il passaggio delle piccole P3) che farà felici gli estimatori ma soprattutto chi sta sondando il mercato e cerca un prodotto di livello sonoro adeguato senza per questo rinunciare alla comodità del wireless. Per questo e per altri motivi ci sentiamo di coniare il soprannome di grande fratello, perché questo modello porta in eredità tutte le caratteristiche della serie P, anche in wireless, ma potenziate.

Il suono è senza dubbio più importante, più rotondo, le frequenze alte sono ben più dettagliate e i bassi più profondi, senza per questo risultare mai invadenti.

Impossibile qui dare un giudizio che non abbia sfumature personali sulla resa sonora globale, troppe le variabili in gioco: iniziando da “Nothing Else Matters” suonata dagli Apocalyptica, passando al già citato Alan Parson Project, per assaporare poi il ricchissimo brano “All of Them” di Hans Zimmer. Senza dimenticare gusti un po’ più leggeri, con “Lovers on the Sun” di David Guetta, “Sofia” di Alvaro Soler e “Choros” di Einaudi. Finendo poi con un natalizio “Distant Dreamer” di Duffy e un più vacanziero “Reality” di Lost Frequencies & Janieck Devy.

In tutti i brani il suono delle P7 è stato ineccepibile: c’era, a dire la verità, la voglia di articolare le considerazioni in base al genere musicale, ma le cuffie non ce l’hanno permesso. Tutti i brani sono apparsi ricchi, a volte anche in modo inaspettato, specie nei più allegri, per la quantità di dettagli percepita. Ed è stata un po’ una sorpresa, perché ci aspettavamo una resa più adatta all’ascolto di tracce sinfoniche, assoli o live, invece la musica è risultata eccelente in tutte le salse.

L’impressione, perché è di questo che si tratta, è anche che in alcuni casi, nei quali il formato MP3 offriva un taglio di alcune frequenze, le cuffie compensavano offrendo una insperata risposta, facendoci dimenticare la religione dei puristi del Hi-Fi, per i quali l’ascolto è solo in audio non compresso (nel nostro caso, i formati audio erano misti, come succede nel mondo reale).

Dulcis in fundo, ne abbiamo approfittato anche per gustarci la visioni di alcuni film e telefilm in streaming: qui nulla da dire, anche se è vero che spesso nei film in streaming le tracce sonore non sono il massimo.

C’è da sottolineare che tutto il test è stato eseguito utilizzando un MacBook Pro da 15” di ultima generazione, con codec AptX abilitato (pienamente supportato dal modello), modalità che lo ricordiamo, non è attivabile sugli iPhone (ma solo su certi modelli di smartphone Android).

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P7, forma e sostanza

E’ anche vero che da un modello di fascia tanto alta ci si aspetta non solo una resa all’altezza della fama del marchio, ma anche un aspetto in linea con la classe dell’ambiente in cui è posta.

Le P7 arrivano in una scatola in cui, all’interno, alloggiano in un letto sagomato in plastica vellutata.

Appena sotto, una piccola busta morbida serve per il trasporto: la busta fa il proprio mestiere per i graffi ma dato che è in tessuto, difetta un po’ per quel che riguarda la protezione agli urti, e per un modello del genere ci saremmo aspettati uno sforzo in più, seppure ci rendiamo conto che non si tratta di una cuffia destinata all’utilizzo on-the-road (ma in ambito professionale, l’uso in esterno è una casualità da non sottovalutare).

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Sempre nella scatola, un cavo MicroUSB per la ricarica e un cavo audio con doppio jack stereo per andare oltre la capacità della batteria, eventualità in cui non siamo mai caduti perché la batteria si è sempre comportata più che bene, non solo per la carica ben più lunga di una giornata piena, ma anche per i lunghi tempi di stand by a cui l’abbiamo sottoposta.

Nonostante l’impronta tipicamente da studio (anche per la forma, tutt’altro che piccola), le cuffie possono essere piegate in due punti per offrire un ingombro più contenuto durante il trasporto.

Una volta indossate, la presa sulle orecchie è ferma: il materiale in metallo cromato e pelle nera, con cuciture a vista offre un look molto classico, diremmo senzatempo.

I due cuscinetti dei padiglioni sono attaccati magneticamente e basta una piccola pressione laterale per staccarli, lasciando intravedere sia la parte interna (protetta da una pellicola), sia l’incavo per il jack audio (all’interno del padiglione).

Tutti i controlli sono realizzati nel padiglione destro: tre pulsanti sono posti nella parte posteriore (volume e tasto multifunzione), mentre appena sotto trova spazio il tasto per l’accensione e il pairing. In cuffia alcuni suoni indicano l’accensione, lo spegnimento e l’accoppiamento con un device.

In ultima analisi, il segnale Bluetooth, che ci è apparso straordinariamente stabile. Non che si sia fatto un rally, ovviamente, ma nonostante la presenza di numerosi apparecchi nella stanza, e la nostra pigrizia nel muoverci con le cuffie addosso senza mettere la musica in pausa, il buffer delle cuffie ha retto anche a diversi metri di distanza, con muri e familiari (quasi sempre) in mezzo.

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Considerazioni

Come abbiamo già scritto in apertura di articolo, il modello P7 rappresenta ad oggi uno standard assoluto nel settore, considerata la fascia di prezzo a cui si propone (circa 400 Euro a listino) e la qualità intrinseca nella risposta sonora, senza dimenticare quella costruttiva.

Non si tratta di una cuffia con sistema di riduzione attivo del rumore, che è su di una categoria diversa anche se a conti fatti il prezzo è più o meno simile, ma di un modello che per classe, qualità e soddisfazione, tanto per i palati più fini quanto per quelli più buoni, rappresenta l’eccellenza.

Non sappiamo se si tratta della migliore cuffia in commercio nel taglio dei 400 Euro, ma senza dubbio stiamo parlando di un modello che non teme nessun confronto.

Il modello P7 Wireless di Bowers & Wilkins è disponibile in tutti i negozi di Hi-Fi, ma i nostri lettori lo possono trovare anche scontato su Amazon.it, anche come prodotto Prime.

[usrlist Design:4.5 Facilità-d’uso:4 Prestazioni:5 Qualità/Prezzo:4]

Pro:

  • Look classico, in metallo e pelle
  • La risposta audio è grandiosa
  • Il segnale Bluetooth è un filo invisibile, meglio su apparecchi con AptX

Contro:

  • La custodia (solo) in tessuto morbido

Prezzo: 399,99 Euro

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