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Il boom dei salari delle star della TV “colpa” di Amazon e Netflix

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Se il telefilm è il romanzo popolare della nostra generazione, i grandi della rete non vogliono arrivare ultimi e neppure secondi: vogliono solo dominare. Così, i vari Amazon e Netflix (in questo momento i due player più determinati nel mercato televisivo, ma niente vieta che un domani anche Google, Microsoft, Facebook e persino Apple possano arrivare) versano budget miliardari per le loro produzioni televisive “original”, che devono spaccare il mercato e conquistare le audience di tutto il globo.

È dai tempi di Lost, Desperate Housewives e Battlestar Galactica, cioè i capostipiti della nuova ondata di telefilm “intelligenti e colti”, ricchi di trama e di contenuti, spesso prodotti o pensati da J.J. Abrams o da una elite di autori e produttori televisivi, che il mercato sta cambiando. Mentre i telefilm sono diventati quasi inflazionati, con più di duecento serie in corso negli USA, con tanto di buono ma anche tante cose meno buone (da segnalare tra i buoni di qualità: “Westworld”, alcuni esperimenti prodotti da Marvel -oggi Disney- per la serie “Agents of Shield”, “Agent Carter” e “Luke Cage”, e poi ancora “Stranger Things” e “The Night Manager”) gli stipendi delle stelle di Hollywood che decidono di prestare il loro volto (e soprattutto il loro nome) al piccolo schermo crescono in maniera esponenziale.

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Robert De Niro per ognuno dei venti episodi della nuova serie prodotta da Amazon, fa sapere The Hollywood Reporter, prende 750mila dollari. Meryl Streep per ogni episodio della miniserie di J, J. Abrams “The Nix” prenderà 825mila dollari, mentre Woody Allen, che ha scritto e diretto la fallimentare serie “Crisis in Six Scenes” prodotta sempre da Amazon è stato pagato centinaia di migliaia di dollari ad episodio. È una battaglia che coinvolge anche gli attori di altre serie, nati sulla televisione: che siano quelli di “The Walking Dead” o di “The Big Bang Theory”, le cifre vanno da un milione di dollari a episodio sino ai 650mila dollari. E le cinque star di serie A di “Game of Thrones” vengono pagate 1,1 milioni di dollari a episodio ciascuna.

Da un lato è il successo del genere che spinge in alto i prezzi per aiutare le produzioni maggiori a differenziarsi in ogni modo dagli oltre 500 piloti che vengono proposti ogni anno. Dall’altro, è anche il fiume di soldi che i nuovi attori, oltre a HBO, stanno spingendo nel settore. Amazon e Netflix in testa. Anche perché la produzione di uno show di alto profilo – circa 30/40 milioni di dollari per stagione – e altri 40 milioni per marketing e pubblicità, portano il totale a 60-70 milioni di produrre una stagione di un prodotto potenzialmente di successo. A questo punto, spiegano a Hollywood Reporter, cosa si fa? Si risparmiano due o tre milioni di dollari sul salario delle grandi star? Rischiando così di vanificare tutto lo sforzo complessivo?

Perché, proprio come era successo negli anni del cinema di cassetta e dei blockbuster, il nome del regista/produttore e quello delle grandi star “vende” il prodotto senza bisogno che ci sia un grande sforzo di rischiosa creatività. Una formula banale e ripetitiva, ma spinta da alti budget e nomi famosi, insomma. E Amazon e Netflix non si vogliono certo lasciare sfuggire la possibilità di dominare il mercato dei contenuti, dove hanno investito letteralmente miliardi di dollari all’anno.

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