L’indigesta bolletta a 28 giorni, introdotta ormai dalla maggior parte degli operatori mobili (e non solo), potrebbe essere dura a morire: le aziende di telefonia stanno esercitando pressioni sui parlamentari per escludere il mercato telefonico dal previsto emendamento al decreto Fiscale o alla Legge di Bilancio, che dovrebbe – in teoria- riportare la fatturazione delle bollette alla mensilità secca, vietando l’alternativa quadrisettimanale.
La giustificazione della “lobby” dei 28 giorni appare quantomeno bizzarra: gli operatori sostengono infatti che l’addebito delle offerte ogni quattro settimane sarebbe addirittura un vantaggio per gli utenti rispetto alla vecchia fatturazione mensile.
La tesi è che buona parte degli utenti, che dispone di un numero limitato di minuti di chiamata, sms e gigabyte per la navigazione, ha più probabilità di consumare la sua disponibilità in 30 0 31 giorni, piuttosto che in 28 giorni, aumentando così il rischio di dover affrontare spese aggiuntive per non restare isolati senza poter chiamare, inviare messaggi o navigare.
In sostanza – affermano gli operatori – fatturare ogni 28 giorni, invece che ogni 30 o 31, diminuirebbe il rischio per il cliente di dovere attivare nuove offerte e incorrere un spese indesiderate, vista una maggior disponibilità complessiva di minuti di chiamata, sms e gigabyte per la navigazione. La “tredicesima mensilità” sarebbe così giustificata.
Probabilmente per alcuni clienti questa tesi ha una valenza fattuale; gli operatori però non tengono conto di quell’altra fetta di utenti che non consumano completamente la disponibilità della loro offerta e che quindi non hanno alcun bisogno di una maggior disponibilità di minuti, sms e GB; a questo si aggiunge l’imposizione di dover accettare un rinnovo quadrisettimanale, senza poter scegliere liberamente un’alternativa mensile.
In definitiva, nonostante le recenti promesse, le bollette da 28 giorni potrebbero essere lontane dall’essere spacciate.