In Cina i negozi dell’azienda di abbigliamento H&M sono spariti dalle Mappe di Apple e altre piattaforme simili dopo gli scontri diplomatici sulla repressione della minoranza uigura dello Xinjiang.
H&M ha oltre 400 negozi in Cina e nessuno di questi è più visibile nelle app cinesi per le mappe, nelle app di prenotazione viaggi di ride-hailing e nelle app dedicate all’e-commerce.
A riferirlo è il Wall Street Journal spiegando che se si apre l’app Mappe su iPhone e si cerca un negozio della catena H&M non compare nessun risultato; stessa cosa ovviamente anche con l’app di mapping della piattaforma Baidu.
Il gruppo svedese H&M è sotto attacco in Cina per via di un comunicato nel quale l’azienda dichiarava di essere «profondamente preoccupato» dai report secondo i quali nello Xinjiang viene sfruttato il lavoro forzato per la produzione del cotone. La nota di H&M non è nuova (è stata pubblicata un anno addietro, in inglese, sul sito del gruppo), ma è stata individuata recentemente da qualcuno che ha l’rilanciata questa settimana su Weibo, sito di microblogging cinese. Qualsiasi riferimento ad H&M è stato immediatamente rimosso da importanti piattaforme di e-commerce cinesi (incluse Tmall di Alibaba, JD.com, Pinduoduo), gli oltre 400 negozi fisici del marchio nelle varie città sono introvabili sull’app Mappe, su Baidu e Gaode (due app cinesi equivalenti a Google Maps). La Lega della Gioventù comunista, ha inviato i suoi 90 milioni di iscritti a «reagire alla campagna di disinformazione e falsità sullo Xinjiang lanciata dall’Occidente».
La risposta della Cina sembra una reazione a sanzioni coordinate di Unione Europea, Regno Unito, Stati Uniti e Canada per le violazioni dei diritti umani nei confronti degli uiguri, ma soprattutto sembra un avvertimento per altre grandi aziende occidentali, dimostrando cosa si può fare facendo semplicemente leva sull’orgoglio nazionale. Attori e personaggi dello spettacolo cinesi hanno parlato di “diffamazione” verso la Cina e di “interesse nazionale”, e su Weibo impazza l’hashtag “io sostengo il cotone dello Xinjiang”. Pechino ovviamente nega di aver ordinato il boicottaggio commerciale di H&M affermando che le varie iniziative sono partite spontaneamente dal web.
I membri della minoranza uiguri sono perseguitata non solo in Cina ma all’estero: un team di sicurezza di Facebook ha recentemente riferito di hacker cinesi che agiscano prendendo di mira «attivisti, giornalisti e dissidenti uiguri che vivono negli Stati Uniti, in Turchia, in Kazakistan e in altri paesi». Oltre agli uiguri a essere presi di mira sono anche «altre minoranze musulmane dello Xinjiang in Cina» vittime di azioni di spionaggio online.