Le modalitàÌ con le quali le immagini possono essere rappresentate sono due: vettoriale e bitmap (quest’ultima denominata anche “raster”). Le immagini vettoriali non sono nient’altro che file contenenti la descrizione matematica (curve, linee, punti e cosiÌ via) di un oggetto e possono quindi essere facilmente ridimensionate e ricampionate alla risoluzione desiderata applicando semplici algoritmi. PiùÌ complesso (e a volte impossibile) eÌ cercare di aumentare la qualitàÌ di un’immagine bitmap: se quest’ultima ha una risoluzione molto bassa, qualsiasi tentativo di ricampionamento a risoluzioni piùÌ alte non fa altro che peggiorare (in maniera proporzionale all’ingrandimento) il risultato finale.
La maggior parte dei programmi di grafica ricampiona le immagini bitmap eseguendo un’interpolazione, partendo dai pixel che compongono l’immagine iniziale e creando man mano dei punti fittizi che comporranno nel complesso l’immagine finale. Le applicazioni migliori attribuiscono un valore cromatico ai nuovi pixel creati secondo una curva che interpola la luminositàÌ e il colore dei punti originali.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati vari algoritmi d’interpolazione più o meno validi. I più conosciuti sono gli algoritmi bilineare e bicubico. Il primo effettua le transizioni tra i punti creando delle sfumature intermedie (il colore di un pixel eÌ ottenuto calcolando la media-colore dei quattro pixel che lo affiancano), il secondo (un metodo certamente migliore) calcola il colore di un punto con la media degli otto pixel che lo circondano; ovvero, oltre a quelli che si trovano sopra, sotto, a destra e a sinistra, prende in considerazione anche quelli che si trovano ai suoi angoli: con questo sistema il contrasto tra i pixel aumenta e si riduce l’effetto sfocato che generalmente si ottiene con tutti gli algoritmi d’interpolazione.
Sviluppatori indipendenti hanno creato algoritmi più completi e complessi dell’interpolazione bicubica e, tra i vari software disponibili, uno dei più interessanti è Blow Up, realizzato da Alien Skin, storica software house che da anni produce plug-in di vario tipo per Photoshop. Il software è compatibile con Photoshop (dalla CS4 in poi), Photoshop Elements, Lightroom e supporta immagini a 8, 16, e 32 bit in RGB, CMYK, LAB, scala di grigi e bicromatiche. Nella versione 3 che abbiamo avuto modo di provare, gli sviluppatori sono riusciti a migliorare ancora gli algoritmi permettendo di ottenere effetti ancora più morbidi e arrotondati. La differenza è notevole soprattutto nei file destinati alla stampa su grandi formati: i miglioramenti rispetto agli algoritmi di serie con Photoshop sono evidenti, particolarmente quando si parte da immagini a bassa risoluzione.
L’installazione è semplice: basta avviare l’installer, indicare l’applicazione destinazione del plug-in e confermare. In pochi secondi il sofware è installato e pronto all’uso (al primo avvio sarà richiesto il numero di serie e la validità del seriale convalidata via Internet). Avviato ad esempio Photoshop, il plug-in è richiamabile dal menu “Filtro”: è presentata una finestra con varie opzioni e da qui è possibile ridimensionare al volo la foto nei formati più utilizzati (sono presenti i
preset con i formati standard ISO, statunitensi, web, ecc.), altri formati ancora sono personalizzabili in base alle esigenze dell’utente indicando altezza, larghezza, risoluzione, ecc. (impostazioni personalizzate possono essere salvate come “preset” riutilizzabili). La sezione “Enlargment tuning” consente di affinare i risultati arrotondando o meno i pixel, aggiungendo più o meno grana al risultato. Dalla sezione “Sharpening for output” è possibile affinare ancora l’algoritmo e specificare se la foto è destinata al video (web) o alla stampa (è possibile indicare anche se le stampe sono inkjet e specificare la carta usata in quest’ultimo tipo di stampanti) in modo da ottenere risultati migliori in base al target di destinazione.
Abbiamo fatto diverse prove e confermiamo che i risultati sono effettivamente migliori rispetto a quelli ottenibili con gli algoritmi di serie con Photoshop. Ovviamente i risultati migliori si ottengono con immagini già abbastanza grandi e con risoluzione un po’ più alta del normale; ad ogni modo anche con semplici immagini prese dal web il risultato è effettivamente migliore. Per “migliore” intendiamo quello che d’altra parte gli stessi sviluppatori promettono: pixel più smussati e levigati. Le migliorie sono particolarmente evidenti quanto si stampa una foto su grande formato.
Per chi ha già la versione precedente, le novità sono principalmente il miglioramento dell’algoritmo esistente, un sistema più semplice di ritaglio in sezioni (simile a quello integrato di serie in Photoshop), la maggiore velocità, il supporto per le immagini CYMK (utile per le foto destinate alla stampa offset) e il pulsante di regolazione della sfocatura.
Dal sito del produttore è possibile scaricare una versione dimostrativa per rendersi conto delle potenzialità del programma. In Italia il prodotto è distribuito da Pico ed è in vendita a 199,00 euro + IVA. Sono disponibili anche versioni meno costose per gli ambienti educational e per chi aggiorna dalla versione precedente. I requisiti minimi sono una CPU Intel Core 2 e Mac OS X 10.6.x o superiore. I software host compatibili sono i già citati: Photoshop CS4 o superiore, Elements 8 o superiore, Lightroom 2 o superiore.
Nome: Blow Up
Produttore: Alien Skin
Distributore italiano: PICO Srl
Prezzo: 199,00 euro + IVA la versione full
Requisiti minimi: software host (es. Photoshop), una CPU Intel Core 2 e Mac OS X 10.6.x o superiore.
Pro: algoritmi effettivamente più efficaci rispetto a quelli di Photoshop o simili
Contro: Costo elevato; il pro
duttore ha abbassato il prezzo ma a nostro avviso continua a essere eccessivamente costoso. Se lavorate nella stampa, prestampa o e avete spesso l’esigenza di stampare grandi formati, la qualità ottenibile consente ad ogni modo di ripagare i costi in breve tempo.
[A cura di Mauro Notarianni]