Apple sta pensando di migrare l’architettura hardware dei Mac da Intel ad ARM e al centro di questa strategia c’è Bob Mansfield. A far rivivere la voce su Cupertino interessata a lasciarsi dietro le spalle la piattaforma Intel in favore di soluzioni proprietarie, costruite su tecnologie acquisite nel corso degli ultimi anni, è Bloomberg News. L’indiscrezione è tutt’altro che nuova, ma la testata giornalistica americana fornisce qualche informazione in più sia sullo stato delle cose che su chi da dietro le quinte sta tirando le fila: Mansfield appunto.
Secondo quel che riferisce Bloomberg Mansfield avrebbe guidato per diverso tempo un piccolo team che indagava chip alternativi a quelli Intel basati su ARM e tutte le tecnologie acquisite con l’incorporazione di società come PAsemi e Anobit, ma non ha mai avuto sufficiente autorità per gestire le complesse risorse anche umane necessarie per portare a maturazione questo studio. In particolare gli ingegneri che in Apple si occupano di scrivere il software che governa i chip ARM, erano alle dipendenze di Scott Forstall. La cacciata dello “zar” di iOs, ha consentito a Cook di consolidare sotto il controllo di Mansfield lo studio di un piattaforma unificata di cui si dovrà occupare il neonato gruppo Tecnologie di cui l’ex capo del settore hardware è ora il punto di riferimento. A lui toccherebbe il compito di trovare il modo di creare SOCs più sofisticati degli attuali basati su ARM con lo scopo finale di ridurre drasticamente i consumi e quindi sviluppare design di prodotto più sofisticati
Mansfield non ha mai fatto mistero, sostiene Bloomberg, di una certa sfiducia nei confronti di Intel in quanto partner capace di perseguire questa strada con decisione. Tra Mansfield e i vertici di Intel ci sarebbero stati, nel contesto dell’ingegnerizzazione dei MacBook Pro Retina anche una serie di incontri che hanno ruotato proprio intorno a questo argomento. Nel corso di uno di questi faccia a faccia, Mansfield avrebbe detto esplicitamente alla controparte che in Apple si sta esaminando la possibilità di usare processori costruiti in casa. La ragione non sarebbe solo la volontà di ridurre i consumi, ma anche quella di sviluppare applicazioni “cross platform” per offrire una reale esperienza integrata, portando facilmente applicazioni e funzioni da una piattaforma all’altra; Craig Federighi, un altro dei beneficiati dalla partenza di Forstall e ora a capo del settore software Apple, sembrerebbe essere ugualmente interessato ad una esperienza integrata.
La risposta di Intel, che è riuscita a fare fronte ad alcune delle richieste di Apple, e il percorso ad ostacoli che inevitabilmente si frappone tra la volontà di passare a prodotti ARM e la possibilità reale di farlo, avrebbero per ora avuto l’effetto di posticipare ogni decisione definitiva in merito, ma non avrebbero cancellato né il piano né, soprattutto, la ricerca. Sarebbe proprio questo, lo studio del passaggio da Intel ad ARM, il «piano ambizioso nel campo dei semiconduttori» a cui ha fatto cenno Cook affidato al gruppo Tecnologie. La strada da percorrere, dice Bloomberg, è ancora molto lunga e l’approdo finale non ancora definito visti i rischi. Tra questi la possibilità di non essere in grado di rispondere tempestivamente alle attese del mercato in fatto di prestazioni e di finire alle spalle di Intel che è una società specializzata che investe miliardi di dollari ogni anno in ricerca nel settore dei semiconduttori.