Al contrario di Apple, Facebook e WhatsApp che hanno negato l’accesso a dati crittografati, BlackBerry dice si ai magistrati italiani che stanno investigando su un grave caso di narcotraffico internazionale. La multinazionale dei BlackBerry non solo ha acconsentito a fornire i dati richiesti dagli avvocati ma li ha decriptati e tradotti in italiano.
I messaggi in questione riguardano le indagini sul processo in corso a Torino che ha portato nel 2015 al sequestro di 400 kg di cocaina, all’arresto di diverse persone e alla scoperta di un vero e proprio tesoro sotterrato in una villa di San Giusto Canavese, consistente in 4 milioni di euro in contanti e 26 Rolex, come riporta Repubblica. Scoperte e imputati hanno a che fare con un immenso traffico di cocaina tra Brasile, Nordafrica, Spagna per poi finire sul mercato italiano.
Le comunicazioni tra gli imputati erano effettuate su terminali BlackBerry tramite BBM (disponibile anche per iPhone e iPad), il servizio di messaggistica istantanea BlackBerry Messenger, crtittografato e uno dei primi da cui poi si sono ispirati i vari WhatsApp e simili. Ma mentre in USA, Brasile e altri paesi le forze dell’ordine e la giustizia stanno facendo pressione per ottenere la collaborazione da parte dei colossi IT, fino ad arrivare all’arresto di importanti dirigenti, in Italia il problema sembra assumere un aspetto completamente diverso. Secondo gli avvocati della difesa infatti le conversazioni chat così ottenute non possono essere impiegate come prova nel processo perché non sono state intercettate dall’autorità giudiziaria tramite un operatore di rete.