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Bing 2.0 e Steve Ballmer “salta” sull’iPhone di un dipendente

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La storia, purtroppo, finora non ci ha tramandato un filmato della scena, nonostante ci fossero in sala centinaia tra videocamere compatte e telefoni cellulari. Eppure, l’immagine sarebbe stata deliziosa: un possente Steve Ballmer – definito più volte “la testa più lucida di Microsoft”, oltre che suo Ceo – sale sul palco del centro Safeco Field di Seattle, dove impiegati di Microsoft e analisti sono riuniti per vedere la presentazione interna di Bing 2.0, la nuova versione del motore di ricerca, e – bang! – succede il patatrac.

Un impiegato di Microsoft, raccontano decine e decine di post su Twitter e di cronache su Facebook, cerca di scattare una foto al grande capo con il suo iPhone nuovo fiammante. Sì, proprio il modello con bussola magnetica, registrazione video, comandi vocali e interfaccia per disabili che fa ancor di più la differenza rispetto alla pletora di altri telefoni, Windows Mobile inlcusi. O perlomeno, lo fa per l’anonimo dipendente Microsoft, che invece ha comprato questo, oppure lo ha ricevuto in regalo da una persona cara, come pegno d’amore e gesto di affettuosa partecipazione.

Steve Ballmer, lo sappiamo, è una specie di orco buono: grande, grosso e rumoroso, più realista del re, è diventato numero uno di Microsoft dopo essere stato decenni nell’ombra di Bill Gates e aver dimostrato che non è importante avere un background tecnologico ma che basta conoscere bene la ragioneria per guidare una grande azienda. E questo Steve Ballmer è: un esperto di questioni gestionali e contabili, che adesso pilota, con altri due manager, Microsoft, infondendo da buon ex-uomo-da-convention-di-marketing l’energia vibrante che si è esplicata in maniera quasi auto-parodistica in un noto ballo urlante per caricare la folla di impiegati e venditori Microsoft alcuni anni fa. L’uomo è così e sicuramente ci piace per questo suo naturale talento e spontanea sincerità .

Ieri l’altro, però, si è fatto un po’ troppo trasportare. E non è la prima volta. L’ha fatto dopo aver detto alla stampa in più occasioni – anche immediatamente dopo il lancio – che considerava l’iPhone una sonora fregatura per il cliente, uno strumento inutile candidato al fallimento perché privo di tastiera e via dicendo, ha stabilito anche regole molto severe sulla possibilità  d’uso di questo apparecchio (e dell’iPod) all’interno del campus di Microsoft a Redmond. Cestoni all’entrata invitavano per un periodo a lasciare il telefono in cambio di un apparecchio Windows Mobile.

Insomma, il buon Steve Ballmer ha preso l’abbrivio, ha visto il dipendente che lo fotografava con il cellulare incriminato (in mezzo alla folla, che occhio!), con un balzo felino un po’ sovrappeso è saltato sull’uomo, si è fatto consegnare il telefono e ha fatto finta di saltarci sopra per romperlo. Solo fatto finta, per carità , anche se possiamo immaginare che il poveretto in questione adesso stia seriamente pensando a fuggire all’estero, quantomeno fuori da Microsoft, perché dopo una scena del genere difficilmente le porte della sua carriera interna si possono definire “ben oliate” e “aperte a tutto sesto”.

Cosa insegna al mondo un’immagine del genere? Tutti i manager “aggressivi” fanno un po’ di pressione sulla concorrenza. àˆÂ una questione di stile e anche di modello di comportamento: raggruppare le proprie truppe per far vedere che “tra noi” non ci facciamo mistero che “loro” sono solo dei poveracci, inferiori e prossimi ad essere schiacciati, è una regola comune e diffusa. Il marketing, soprattutto, adora questo tipo di movimentazione dello spirito animale della folla: facciamo tutti insieme team-building e rafforziamo i valor di fondo con tecniche tribali. E non è certo solo Microsoft a farlo. Ricordiamo, in maniera molto più elegante e sfumata, l’attacco che l’altro giorno sul parco dello Yerba Buena Garden Phil Schiller, non a caso a capo del marketing di Apple, ha fatto a Nintendo e Sony, paragonando la potenza e diffusione di iPod touch rispetto alle loro console da passeggio DS e PSP. Stile diverso, ma pur sempre attacco.

Però quello che viene raccontato dal di dentro della sala, o meglio del sancta sanctorum della presentazione di Microsoft è, da un punto di vista simbolico, molto differente. Lo stile non è democratico e nemmeno populista. Invece, è un vero e proprio sacrificio umano simbolico, in cui il feticcio dell’iPhone, trovato nella sala in mano a un dipendente (perché si tratta di evento aziendale), si tramuta in un riconoscimento del diverso e della sua eliminazione pubblica, del suo olocausto celebrato apertamente, per quanto in maniera scherzosa, grottesca e allegorica. Sono simboli, interpretazioni, mitologie moderne. Microsoft, incrocio tra il moderno Moloch, un faraonato dell’antico egitto, in questo modo comunica una fondamentale inadeguatezza caratteriale dei suoi leader e una cultura che la pervade sino alle ultime periferie dell’impero, giustificando l’ingiustificabile e simboleggiando il male primitivo. Non c’è luce schiacciando con il tacco un iPhone o, se è per questo, qualsiasi altro simbolo della concorrenza. Soprattutto, non c’è stile.

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