Con il lancio di ChatGPT è ufficialmente iniziata l’era delle intelligenze artificiali: che piaccia o meno, non abbiamo scampo, quindi tanto vale prepararsi a quel che verrà. Già, ma cosa dobbiamo aspettarci? La risposta a questa domanda è lunga sette pagine, o almeno è così ricca quella che dà Bill Gates, fondatore di Microsoft e oggi soprattutto filantropo attraverso la sua omonima fondazione, in cui attraverso il suo blog ne paragona la potenza rivoluzionaria a quella di internet e degli smartphone.
L’entusiasmo è alle stelle ma c’è anche una paura, ed è la stessa che si ripete da millenni, quella con cui dobbiamo convivere ogni volta che abbiamo a che fare con una grande invenzione, da quella del fuoco all’energia nucleare: la possibilità che l’uomo ne faccia un uso improprio. Questa volta però si ha a che fare con qualcosa di più di un semplice strumento che rischia di diventare pericoloso qualora finisca nelle mani sbagliate; perché è lo strumento stesso ad essere dotato quasi di “ragione”, sicché c’è un secondo timore, ovvero che la sua super-intelligenza diventi talmente elevata da iniziare a stabilire «i propri obiettivi». Ed è proprio qui che l’umanità rischierebbe la catastrofe.
Alla velocità della luce, o quasi
Per Gates l’AI indubbiamente migliorerà il mondo e la nostra vita toccando i più svariati settori, dal mondo del lavoro alla scuola, fino alla sanità. Già oggi i primi esperimenti di ChatGPT dentro Office ci dicono che la produttività ne potrà beneficiare enormemente, ma la tecnologia cresce talmente tanto in fretta che nel momento in cui ne saprà abbastanza dell’azienda per cui lavora, potrebbe diventare proprio una risorsa su cui fare affidamento e quindi prendere il posto di uno o più collaboratori.
Al momento l’intelligenza artificiale pura non esiste – spiega – perché non siamo ancora arrivati al punto di avere un sistema capace di apprendere qualsiasi compito, ma ci siamo vicini perché, come nel caso di ChatGPT, abbiamo a che fare con un modello «creato per risolvere un problema specifico o fornire un servizio particolare».
Cosa aspettarci nel breve periodo
Nella sua digressione Gates finisce per spiegare come l’AI potrà presto alleggerire il carico di lavoro degli operatori sanitari ad esempio compilando le richieste di rimborso assicurativo o scrivendo le note per le visite mediche; soprattutto, potrà aiutarci nell’anticipare lo sviluppo di epidemie e nell’individuazione di cure ad hoc.
L’AI ha spazio di manovra anche per contrastare i cambiamenti climatici e per migliorare l’agricoltura – dice – ad esempio sviluppando vaccini per il bestiame e progettando semi adatti ai più svariati climi, soprattutto nei paesi poveri. Prevede anche una trasformazione dell’istruzione entro 5-10 anni, con l’AI che costruisce programmi di studio su misura e scopre come migliorare l’interesse per una data materia.
Avanti tutta, e senza pedale del freno
L’unica cosa certa è che ormai cel’abbiamo e non possiamo fermarla. Soprattutto, ci ha già abbondantemente superato: «il nostro cervello procede a passo di lumaca: un segnale elettrico nel cervello si muove a 1/100.000 rispetto alla velocità del segnale di un chip di silicio», sicché nel momento in cui gli sviluppatori avranno messo a punto l’intera struttura, l’AI sarà in grado di fare tutto ciò che può fare un cervello umano, ma senza alcun limite dal punto di vista della memoria o della velocità con cui opera. È un cambiamento profondo che potrebbe arrivare entro il secolo, oppure tra un decennio.