Una delle principali capitali europee si oppone ai portali web per gli affitti delle case: il divieto di Berlino contro Airbnb e altri servizi simili è entrato in vigore il primo maggio a seguito di una proposta formulata già nel 2014 e dei due anni previsti di transizione. Ora è vietato affittare intere case e appartamenti per tempi brevi ai turisti, mentre sono invece concessi gli affitti di singole stanze: i trasgressori possono essere multati per una somma che può arrivare fino a 100mila euro.
L’effetto immediato c’è stato: tra il 30 aprile e il primo maggio, primo giorno di entrata in vigore della normativa, gli annunci su Aribnb di case in affitto per Berlino sono crollati del 40%, come riportato da Independent. La battaglia di Berlino contro Airbnb e altri servizi simili è motivata dalla scarsità di case e appartamenti a fronte di una domanda elevata da parte di persone che si trasferiscono o vivono a Berlino, costrette a pagare affitti esorbitanti, gonfiati appunto dai prezzi sostenuti per gli affitti a breve termine proposti ai turisti sui portali web in questione.
Naturalmente la scelta di Berlino contro Airbnb e simili non è esente da critiche. Per molti proprietari che hanno sfruttato gli introiti extra generati dagli affitti proposti online per arrotondare le proprie entrate e affrontare affitti e mutui, la decisione della municipalità è sbagliata. In primo luogo perché fa di Airbnb un capro espiatorio per compensare strategie e politiche abitative errate da anni, secondo alcuni, altri invece sostengono che questa scelta è stata voluta esclusivamente per proteggere l’industria alberghiera locale che ha risentito pesantemente degli affitti alternativi fai da te resi celebri nel mondo da Airbnb.