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Apple voleva usare BeOS come sistema operativo di iPhone

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Tra i potenziali sistemi operativi che Apple aveva preso in considerazione per l’uso con iPhone, ci sarebbe stato anche BeOS. È quanto racconta Jean-Louis Gassée, il francese ex manager della Mela che a un certo punto della sua vita si trovò a offrire ad Apple l’alternativa a quello che è oggi OS X. Il sistema operativo in questione, oggi sconosciuto ai più è nato dopo il licenziamento di Gassée da Apple, a metà degli anni ’90 era sulla cresta dell’onda, ma non riuscì mai a diffondersi come avrebbe potuto (complice anche Microsoft che impediva agli OEM accesso ad altri sistemi).

Il co-fondatore di Be Inc racconta che prima del lancio del progetto iPhone, un ingegnere di Apple (ed ex dipendente di Be), aveva proposto a Palm (che nel 2001 aveva le proprietà intellettuali di Be), 800.000$ per il “code dump” del sistema: solo il codice, senza supporto e senza royalties. BeOS era un sistema particolarmente snello e leggero e sembrava perfetto per l’idea che avevano in mente i progettisti di Apple.

BeOS

Dopo varie discussioni, Scott Forstall, uomo della corte di Jobs sin dai tempi di NeXT (e all’epoca responsabile di OS X). convinse l’allora CEO di Apple che era possibile creare una versione ridotta del sistema operativo del Mac per iPhone. Si trattò di un lavoro enorme: OS X era pensato per girare su processori potenti e il primo iPhone avrebbe usato un processore ARM a 412 MHz con soli 128 MB di memoria. Per la prima versione del sistema operativo per lo smrtphone, furono sforbiciate varie funzionalità, molte delle quali arrivate solo con le release successive del sistema.

BeOS, lo ricordiamo, era una delle opzioni che negli anni ’90 i manager di Apple pensavano come futuro sistema operativo del Mac. Nel corso di una lunga e intricata vicenda a un certo punto Apple si trovò nella necessità di dover aggiornare il sistema operativo (il progetto Copland, nato per migliorare l’esistente Mac OS classico era fallito ed era necessario pensare ad altri piani) e tra i possibili partner furono contattati (tra gli altri) sia Gassée per il suo BeOS, sia Jobs per il suo NeXTSTEP (sistema operativo sviluppato dalla NeXT). Gil Amelio, allora amministratore delegato di Cupertino e i manager di Apple, probabilmente spaventati anche dalla cifra pazzesca chiesta da Be (sicuri che a Cupertino non avessero altre scelte), votarono infine per l’offerta di Jobs firmando nel 1996 lo storico accordo che permise di lavorare a Rhapsody (a grandi linee il “nonno” di OS X) e consentire il trionfale ritorno di Jobs a Cupertino.

Qualche anno addietro, ricordando quegli avvenimenti, Gassée aveva sostanzialmente ammesso che il suo BeOS non aveva la maturità necessaria per costituire un’alternativa al Mac Os. Per Gassée all’epoca neanche NeXTSTEP era abbastanza valido da competere sul mercato ma Jobs fu scaltro nel capire l’opportunità che gli si presentava: usare Apple per migliorare NeXTStep e creare l’OS X che oggi conosciamo e che, tra l’altro, ha consentito anche di arrivare a iOS. “Apple ha comprato NeXT, passando il timone a Steve Jobs e tutto il resto è storia”. Una serie di mosse fenomenali che, per sua stessa ammissione, Gassée non sarebbe stato in grado di gestire e neanche pensare.

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