Decine di aneddoti e libri hanno descritto il carattere brusco, spesso privo di empatia del cofondatore di Apple, ma il nuovo volume, Becoming Steve Jobs in uscita il 24 marzo (disponibile per la prenotazione su Amazon in formato Kindle e cartaceo rispettivamente a 12,99 e 17 euro e su iBookstore in formato digitale a 12,99 euro), promette di svelare un altro aspetto, meno conosciuto, quello più umano e compassionevole che ha caratterizzato gli anni della maturità e del ritorno in Apple di Steve Jobs.
Alcuni aneddoti, descritti nel volume, sono riportati da Fast Company in un estratto del profilo di Jobs. A parlare è Tim Cook che aveva già bocciato completamente la biografia best seller di Walter Isaacson come una “Raccolta di episodi consciuti e rimaneggiati che tracciano un egomanico» che non è la persona che avrebbe consciuto Cook.
In Becoming Steve Jobs si parla, come noto, del momento in cui Cook ha offerto una porzione del suo fegato per il trapianto, offerta che venne rifiutata con veemenza da Jobs: «Con me ha urlato pochissime volte, quella fu uno delle poche. Un egosita concentrato su sè stesso, non si comporta in quel modo». Cook spiega poi che definire Jobs come un egoista va contro quel che ha fatto negli ultimi anni, tra le altre cose ad esempio, si è impegnato per dipendenti malati, assicurandosi che avessero le cure di cui necessitavano. Si è anche preoccupato dello stesso Cook. L’attuale Ceo della Mela racconta che a volte Jobs chiamava la mamma di Cook al telefono con la scusa di cercare il figlio, ma sempre per suggerire e spingere la madre a consigliare a Tim una vita più sociale e mondana rispetto alla routine tutta lavoro e riservatezza.
Cook non nega il carattere e i modi bruschi di Jobs, ma nelle interviste concesse per la realizzazione di questo nuovo libro, un fatto già di per sé senza precedenti, spiega che nell’amministratore delegato più famoso del mondo c’era anche un aspetto più dolce, umano e compassionevole che è più volte emerso nel lavoro quotidiano in Apple e soprattutto nei rapporti con colleghi e dipendenti.
Le nuove rivelazioni da Becoming Steve Jobs gettano anche nuove luci sui piani di successione che, durante la malattia di Jobs, erano al centro delle ipotesi e dei timori di media, azionisti e mercato. Man mano che le condizioni di Jobs peggioravano visibilmente, aumentava il timore di una Apple senza una guida all’altezza, invece Cook dichiara che Jobs aveva avviato un piano efficace già nel 2004 con la costituzione della Apple University e anche illustrando a colleghi e dirigenti non solo le sue decisioni ma anche le ragioni e le scelte che erano alla base delle strategie intraprese.
Negli ultimi mesi di vita, Jobs andava al lavoro prendendo la morfina, ma voleva essere presente e partecipare e questo lo rendeva soddisfatto e felice. Una delle sue creature più curate è stata anche una delle ultime: la nuova sede di Apple. Qui il fondatore della Mela ha trasfuso alcuni dei suoi principi, tra cui quello dell’aspirazione alla perfezione, da cui arriva la forma circolare, la cura dei materiali, principalmente vetro, e la partecipazione, con ambienti dove le persone sono sempre in vista le une delle altre.
Secondo Cook, Steve Jobs voleva che la gente non semplicemente lavorasse per Apple, ma amasse Apple e comprendesse ad un livello intimo che cosa significa Apple e i valori della società. Voleva che la gente lavorasse per una causa più grande dell’immediato compito che viene loro assegnato. Questo concetto di Apple come un posto speciale era condivisa con Cook, spiegano gli autori del libro, ed è anche questo che ha spinto Jobs a volere che Cook diventasse il suo successore.
Il CEO racconta come accadde che Jobs gli passasse il testimone. Era l’11 agosto quando venne chiamato da Jobs al telefono e invitato a casa sua «Per dirmi che dovevo diventare l’amministratore delegato – dice Cook -; pensavo che ritenesse di avere molto più da vivere di quanto non sarebbe poi accaduto perché parlammo del mio ruolo di CEO e di lui come presidente del consiglio di amministrazione». Jobs disse: «Tu prenderai tutte le decisioni». Al che Cook cerchò di provocarlo: «Questo significa che se mi mostrano uno spot pubblicitario e mi piace, posso approvarlo senza dirti nulla?», al che Jobs ridendo rispose: «beh almeno vorrei che mi avvertissi».
In quel momento Cook aveva la sensazione che le cose andassero meglio per Jobs. Si recò a casa sua più volte «Ed ogni volta mi sembrava stesse meglio e anche lui si sentiva abbastanza bene». Il venerdì precedente la morte avvenuta mercoledì 5 ottobre, Cook andò a casa di Jobs e guardarono Il sapore della vittoria – Uniti si vince, una storia su una squadra di football di afroamericani nel primo anno dell’integrazione razziale. «A Steve non interessava affatto lo sport – dice Cook – e mi pareva strano che volesse vedere quel film. Parlammo di diverse cose e quando me ne andai, mi sembrava sereno. Poi le cose precipitarono nel fine settimana».
Becoming Steve Jobs è già prenotabile su Amazon Italia, ovviamente in lingua inglese, in due formati: Kindle e cartaceo rispettivamente a 12,99 e 17 euro e su iBookstore in formato digitale a 12,99 euro.