Salvo nuovi possibili colpi di scena, il bando Huawei sarà completamente effettivo da agosto, ciò nonostante l’estremo provvedimento firmato da Trump sta già generando ripercussioni su scala planetaria.
Dopo il blocco delle licenze Android di Google, delle forniture di chip e componenti di Intel, Qualcomm e Broadcom, lo stop di tutti i contratti della britannica ARM, ora arriva il blocco di alcune forniture da parte di Panasonic e Toshiba.
In realtà il blocco di Panasonic sembra sia stato annunciato e poi smentito nel giro di alcune ore. Invece per Toshiba si tratta di una sospensione di alcune forniture per Huawei per valutare l’eventuale presenza di componenti e tecnologie statunitensi.
Sempre nelle scorse ore dalla Cina è partita una protesta formale indirizzata agli USA. «La Cina prenderà tutte le misure necessarie per aiutare le compagnie cinesi a migliorare la capacità nella gestione di questi rischi» come ha dichiarato, riportato da Repubblica.it, il portavoce del ministero del Commercio Gao Feng durante la conferenza stampa settimanale.
Ma ci sono sviluppi anche negli USA: una proposta di legge bipartisan presentata in Senato punta alla costituzione di un fondo di 700 milioni di dollari. Somma che verrebbe impiegata per sovvenzionare gli operatori wireless delle aree rurali USA sotto forma di aiuti per dismettere le apparecchiature di rete Huawei e ZTE per sostituirle con dispositivi di altri marchi.
Nemmeno Apple è immune all’inasprirsi della guerra commerciale tra USA e Cina: nel Paese del Dragone i boicotaggi informali dei prodotti della Mela morsicata proseguono e si inaspriscono. Secondo un analista un bando di Apple in Cina farebbe crollare i profitti della multinazionale di Cupertino. Per evitare dazi attuali e futuri Apple e Pegatron sembra inizieranno a costruire MacBook e iPad in Indonesia.