Baby Shark, la canzone per bambini diventata popolare grazie a social media, video online e radio, è il filmato più visto di sempre su YouTube.
Il filmato, nella versione registrata da Pinkfong, un marchio educativo della startup sudcoreana SmartStudy, è stato riprodotto 7,04 miliardi di volte, superando il precedente record di Despacito, il tormentone del cantante portoricano Luis Fonsi.
Per riprodurre così tante volte il filmato una volta dopo l’altra, scrive BBC, occorrerebbero 30187 anni. Solo dallo streaming su YouTube, Pinkfong ha ottenuto circa 5,2 milioni di dollari.
Per scalare i vertici della classifica dei filmati più visti su YouTube, a Baby Shark sono bastati quattro anni; il brano è ad ogni modo molto più vecchio: verosimilmente proviene dal mondo dei canti per bambini e c’è chi afferma la possibilità che sia stata sviluppata negli anni ’70 dai responsabili di colonie estive prendendo ispirazione dal film “Lo squalo”. Una versione dance di “Baby Shark” è diventata famosa in Germania nel 2007 grazie al video di YouTube “Kleiner Hai” (in tedesco “piccolo squalo”) pubblicato da Alexandra Müller, nota con il nome d’arte alemue. Nessuna delle varianti ha ad ogni modo ottenuto il successo del video di Pinkfong.
Non mancano controversie sull’origine del brano e tra le curiosità l’uso della musica nelle prigioni USA come strumento di tortura per i detenuti: a ottobre di quest’anno all’interno di una prigione in Oklahoma, cinque carcerati sono stati ammanettati al muro e costretti a restare in piedi per ore da tre guardie carcerarie, ascoltando ripetutamente la melodia, per provocare loro “uno stress emotivo”. Questa non è la prima volta che una canzone per bambini viene usata a questo scopo. Non è la prima volta che un brano per bambini viene sfruttato come strumento di tortura: sempre negli USA, nel 2003 sono state utilizzate le melodie dei pupazzi di Sesame Street per torturare i prigionieri iracheni.