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Azionisti chiedono a Apple lumi su sindacati e lavoro in Cina

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Con congruo anticipo rispetto alla prevista assemblea annuale degli azionisti, alcuni investitori di Apple chiedono all’azienda lumi su questioni quali le organizzazioni sindacali (che stanno sempre più prendendo piede negli Apple Store) e sul rispetto dei diritti umani in Cina.

Trillium Asset Management – specializzata in investimenti – ha presentato una proposta sindacale, chiedendo al Consiglio di Apple di migliorare la supervisione nella direzione aziendale e la sindacalizzazione dei dipendenti che lavorano negli Apple Store. Trillium evidenzia che alcuni dipendenti della Mela avrebbero accusato Apple di tattiche intimidatorie per scoraggiarli dall’aderire ai sindacati.

La società di consulenza Institutional Shareholder Services sta prendendo in considerazione di votare contro i membri del consiglio che non danno seguito alle proposte degli azionisti che hanno il sostegno della maggioranza.

Una diversa proposta arriva dal gruppo di attivisti SumOfUs che chiede a Apple la creazione di un “piano di transizione” per impedire alla supply chain di usare lavoratori uiguri cinesi, gruppo etnico musulmano spesso costretto a lavorare in condizioni di lavoro forzato dal governo di Pechino.

Altre proposte in preparazione per l’assemblea annuale – riferisce il Financial Times – prevedono per il consiglio di amministrazione richieste di esaminare le politiche sullo smart working.

Bandiera Cina

Ad agosto di quest’anno da un report delle elle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) sono emersi problemi in quella che la Cina chiama Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang (XUAR) evidenziando avi violazioni dei diritti umani” contro gli Uiguri e “altre comunità prevalentemente musulmane”, raccomandando “provvedimenti tempestivi” per rilasciare tutte le persone arbitrariamente imprigionate nelle XUAR, sia nei campi che in qualsiasi altro centro di detenzione. Apple ha risposto alla SEC su tale questione, spiegando di non avere individuato prove per intraprendere misure contro fornitori che operano in loco. Il governo cinese, replicando al report, ha riferito che autorità della regione dello Xinjiang operano secondo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge, “e l’accusa che la sua politica sia ‘basata sulla discriminazione’ è priva di fondamento”.

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