Taiwan punta il dito contro diversi produttori cinesi di chip, affermando che questi ultimi reclutano con modalità illecite suoi ingegneri e rubano proprietà intellettuali nell’ambito di una strategia complessiva del Paese del Dragone che mira a incrementare la produzione in loco di semiconduttori.
Da una recente indagine è emerso che otto aziende cinesi, inclusa Naura Technology, hanno violato leggi che impediscono ad aziende competitor di assumere dipendenti.
Lo storno dei dipendenti è regolamentato ed esistono specifiche leggi e regole da seguire per assicurarsi i migliori collaboratori senza incappare nella concorrenza sleale.
Secondo agenzie investigative e di intelligence taiwanesi, Naura Technology, azienda specializzata in incisione e strumenti per il deposito a spruzzo di prodotti chimici, sta cercando di creare strumenti litografici (fondamentali per la produzione di chip) assumendo con modalità illecite ingegneri di Taiwan che si occupo di queste tecnologie.
Non è stato reso noto chi siano gli ingegneri coinvolti specializzati in chimica e processi litografici, ma appare evidente che l’accaduto è parte di una silenziosa guerra in corso, a colpi di sanzioni con l’obiettivo di contrastare i ban statunitensi che impediscono alla Cina di accedere ai nodi produttivi più avanzati (7nm, 5nm, 3nm, ecc.).
Naura nega le accuse, affermando che le sue attività a Taiwan sono portate avanti nel rispetto delle vigenti leggi e regolamenti locali.
Non è la prima volta che aziende cinese sono accusate di tentativi di storno di dipendenti; a quanto pare già in passato aziende cinesi quali SMIC, HSMC e QXIC hanno provato ad assumere personale di TSMC e UMC, specializzato in nodi produttivi avanzati. Tra le aziende interessate a macchinare avanzati per processi litografici ci sono anche Huawei, con i suoi strumenti EDA (electronic design automation) e SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corporation), azienda cinese di semiconduttori.
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