Se la transizione dei Mac da scrivania e portatili verso l’universo dei processi Arm sembra limitata ai carichi di lavoro più leggeri, forse è arrivato il momento di riflettere e smontare il mito che i processori Arm di per sé siano limitati a smartphone e cose del genere. Infatti, oltre a processori potenti per fare calcoli “di potenza”, c’è tutto un filone dei processori Arm che sta trovando il suo spazio nel mondo dei server e dei servizi cloud che vengono orchestrati da grandi aziende.
Il più grande fornitore di servizi cloud del pianeta, e di gran lunga rispetto a Google e Microsoft, è Amazon. La divisione dedicata, Amazon Web Services (Aws, in breve) fattura da sola come una azienda di grandi dimensioni. E possiede centinaia di migliaia di server – non sappiamo il numero esatto – sparsi in tutto il pianeta per erogare servizi di cloud computing con maggiore efficienza. Tutti questi server, sia di Aws che di Azure di Microsoft o Google Cloud, storicamente sono realizzati sulla base di architetture Intel.
Invece, Amazon da tempo progetta e fa realizzare processori su misura basati su Arm. La serie si chiama Graviton, ed è l’erede di una dinastia di processori creati dall’israeliana Annapurna Labs, comprata da Amazon nel 2015 per 360 milioni di dollari e che da allora è diventata, come l’equivalente divisione interna di Apple per iPhone e iPad, la progettista dei processori da utilizzare nei server cloud.
La prima generazione di Graviton per il cloud di Amazon venne presentata nel 2018 e si trattava di Cpu basate su Cortez-A72 con 16 core da 2,3 GHz. Quelle di quest’anno sono invece Cpu basate su Neoverse N1 con 64 core da 2.5 GHz. Mentre i primi potevano indirizzare fino a 32 GB di memoria, questi possono invece gestire 512 GB di memoria, con una banda che passa da 10 a 25 Gbps.
I processori Graviton originali venivano utilizzati per una serie di istanze EC2, che è la base per i servizi IaaS (Infrastructure as a Service) mentre i nuovi vengono usati sulla sesta generazione di M6g, R6g e C6g. Altra cosa sono invece i “vecchi” processori Inferentia, utilizzati per le istanze di machine learning, che fanno girare cioè TensorFlow, PyTorch e MxNet, e usato sulle istanze Ec2 Inf1.
Adesso Amazon raddoppia e potenzia sul versante dei processori Graviton2, che diventano parte sempre più integrata della rete di servizi offerti da Aws. Le istanze di tipo M6g utilizzeranno questo di processore. Secondo Aws verranno utilizzate per application server, microservizi, server per il gaming, e sistemi archiviazione di dati di medie dimensioni.
Secondo Amazon i processori Arm su C6g offrono performance migliori del 40% rispetto ai processori intel Cascade Lake e Skylake SP Xeon usati sulle istanze C5. Ci sono numerose varianti nelle configurazioni a partire da Cpu virtuali da 2Gb di Ram e networking 10GE con pipeline da 4750 Mbps per i servizi Amazon Elastic Block Store (EBS).
L’offerta di più alto livello di queste macchine virtuali sarà basate su vCPU da 64 core, basati sui 64 core dei Graviton2, con 128 Gb di Ram, networking da 25GE e link da 19mila Mbps EBS.
Anche le istanze R6g performano meglio del 40% rispetto alle attuali istanze di Aws, le R5 che usano le Cpu 8175 Xeon Platinum.
I Graviton2 sono basati su lavorazioni da 7 nanometri e offre delle Cpu Arm Neoverse N1 a 64 bit, ciascuna con 1 MB di cache L2, e 32 Mb di cache L3 condivisa.
Amazon scommette dunque su Arm per scalare e dare potenza a quella che è una delle fabbriche di potenza digitale più grandi del pianeta.
James Hamilton, veterano informatico che dirige la strategia di Amazon spiega che il futuro è questo. «Sono entrato negli Aws undici anni fa», ha detto l’uomo. Hamilton ha iniziato a lavorare nel settore informatico nel 1986 su un compilatore ADA per mainframe, poi a gestire db2 di Ibm su superserver Unix, e poi per gestire database sequel di Microsoft su architettura x86. «Ciascuno di questi cambiamenti di architettura è stato legato all’evoluzione di una piattaforma a volumi sempre più elevati e sempre più veloce». In altre parole: l’evoluzione delle tecnologie segue una strada il cui prossimo passaggio logico saranno i processori Arm e non le architetture Intel, anche e soprattutto nel settore server.
Questa può essere una nozione interessante per chi, sino a questo momento, riteneva che questi processori fossero solo adatti ai telefonini e poco più. Come ultimo esempio, Hamilton cita il sottosistema di virtualizzazione di EC2, che si basa su Nitro, e utilizza un kit Arm che è stato anche il primo tentativo da parte di Amazon Web Services per sfruttare le architetture Arm. E un modo per rimuovere il bisogno di pagare la “tassa della virtualizzazione”, come in maniera denigratoria viene definita la tecnologia di VMWare utilizzata per la virtualizzazione.