L’FBI vuole una società orwelliana. È questa l’opinione di Ted Olson, legale di Apple ed ex vice procuratore generale USA, sulla richiesta della polizia federale che vuole lo sblocco dell’iPhone dell’attentatore di San Bernardino.
L’accusa arriva in un’intervista alla CNN in cui Olson ha spiegato che se accolta la richiesta dell’ente investigativo permetterebbe di ottenere mandati “senza limiti”. In base al precedente, a questo punto un giudice potrebbe ordinare strumenti per il tracking delle posizioni dell’utente, per il tracking delle conversazioni, dei luoghi che ha visitato e molto altro, portando a una società orwelliana, da “Grande Fratello”, come quella del celebre romanzo distopico “1984”.
Alla richiesta di come Apple possa aiutare a sconfiggere il terrorismo, Olson ha spiegato che Apple aiuta a combattere il terrorismo in tutti i modi che può, ma non può infrangere la Costituzione. Come abbiamo già spiegato, Apple proverà a sostenere in tribunale che le firme digitali usate per validare il codice sono protette dal Primo Emendamento (quello che garantisce, tra le altre cose, la libertà di parola e stampa).
Olson ha poi precisato che se la Corte Suprema dovesse decidere a favore delle richieste del tribunale che vuole lo sblocco del telefono, Apple acconsentirà ovviamente alle richieste, anche se il membro del team legale si dice fiducioso delle argomentazioni che saranno usate.
Ricordiamo che Apple ha presentato in tribunale una mozione per opporsi alla richiesta dei giudici. Nel documento preparato dai legali, Apple ricorda anche che nel 2015 il Congresso non riuscì ad approvare aggiornamenti al Communications Assistance for Law Enforcement Act (CALEA) che, tra le altre cose, regola i rapporti tra lo stato federale e le aziende legate alle telecomunicazioni; in pratica avendo lasciato inalterata la legge, Congresso e governo non hanno conferito i poteri aggiuntivi che adesso l’FBI cerca di attribuirsi tramite i tribunali.