Le autorità australiane hanno rinunciato a un controverso meccanismo per il filtraggio di Internet. Il progetto iniziale era impedire la diffusione di contenuti pedopornografici ma poi questo si era evoluto in qualcosa di più ampio. L’ultimo colpo di genio prevedeva l’obbligo per gli operatori di telecomunicazioni di conservare i dati di navigazione internet degli utenti per due anni. Una sorta di ricordo perenne con dati storici di quanto fatto dagli utenti in rete.Tra i dati che avrebbero dovuto conservare: le mail ricevute, i messaggi scambiati con i software di messaggeria istantanea, le comunicazioni Skype, ecc.
Gli operatori di telefonia hanno ritenuto irrealistiche le richieste non solo perché una simile operazione avrebbe reso necessario investimenti di milioni di dollari al mese (per la memorizzazione dei dati), ma anche impossibile da rispettare poiché molti dati sono per loro natura cifrati. Le stime riguardanti i costi di una simile operazione erano di almeno 400 milioni di dollari australiani per la realizzazione del solo sistema iniziale e almeno altri 3 milioni al mese di costi di gestione, il tutto per avere un guazzabuglio complicatissimo da amministrare. L’efficacia di un tale provvedimento sarebbe in aggiunta tutta da dimostrare e degna dei peggiori Stati totalitari.
[A cura di Mauro Notarianni]