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L’Autorità australiana garante del mercato punta il dito su Apple e Google

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L’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC), punta il dito contro Google e ha sotto osservazione anche Apple sotto la lente del suo microscopio.

A riferirlo è ZDNet spiegando che, nell’ambito del News Media Bargaining Code, legge che obbliga le piattaforme online a pagare una tariffa negoziata per le notizie, si sta aprendo una battaglia focalizzata “sulla scelta e concorrenza nelle ricerche su internet e i browser web”.

L’Autorità australiana garante del mercato ha sollecitato l’invio di proposte e ha sollevato una serie di domande in un documento di discussione (qui in PDF) che prendono di mira alcune impostazioni di default nei browser.

Nel documento si afferma che Safari è il browser più usato in Australia con smartphone e tablet, contabilizzando il 51% degli utenti; segue poi Chrome con il 39%, Samsung Internet con il 7% e Firefox con meno dell’1%.

Diverso il discorso sul versante desktop, dove il browser Chrome è indicato con un market share dal 62%, seguito da Safari con il 18%, Edge del 9% e Mozilla Firefox con il 6%.

L’ACCC riferisce di essere preoccupata dall’impatto delle impostazioni di serie su scelte che riguardano consumatori e concorrenza, in particolare dalla relazione tra le ricerche online e i browser; invita anche a fare osservazioni su comportamenti e tendenze dei servizi di ricerca, dei browser, dei sistemi operativi e gli ecosistemi dei dispositivi, elementi che potrebbero avere un impatto nell’offerta delle ricerche e nell’uso dei browser per i consumatori australiani.

L’Autorità australiana garante del mercato punta il dito su Apple e Google
Google è il motore di ricerca impostato per default su Safari

Le aziende del mondo IT per l’ACCC sono “profondamente consapevoli” degli effetti delle impostazioni di default di app e servizi nel coinvolgimento dei clienti. Ad essere presi di mira sono ad esempio gli accordi tra Apple e Google che consentono a quest’ultima di proporre il suo motore di ricerca come default per Safari e Siri. Accordi di questo tipo, secondo Rod Sims, presidente dell’ACCC, potrebbero avere l’effetto di “limitare la concorrenza e le scelte dei consumatori nella fornitura di servizi”. Si potrebbe alla fine arrivare a obbligare i produttori di sistemi operativi e browser a mostrare schermate di scelta al primo avvio per consentire agli utenti di selezionare browser, motore di ricerca preferito e altre impostazioni.

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