Saliranno i prezzi delle app in Gran Bretagna. Si tratta dell’effetto di un provvedimento assunto da George Osborne, attuale Cancelliere dello Scacchiere britannico che dirige il dicastero delle finanze; Osborne ha annunciato l’applicazione di nuove leggi per assicurarsi che tutti i download effettuati attraverso Internet siano tassati secondo l’IVA della Gran Bretagna; in questo modo tutte le aziende non potranno più sfruttare la famosa scappatoia che attualmente permette loro di vendere attraverso paesi come il Lussemburgo dove l’aliquota fiscale è pari al 3%.
A partire dal 1 gennaio 2015 quindi, tutte le aziende che vendono sia contenuti digitali (come Apple) che prodotti fisici online (vedi Amazon) saranno costrette a pagare le tasse in base al paese in cui venderanno i propri prodotti. “Come annunciato durante il bilancio del 2013, il governo dovrà legiferare per cambiare le regole riguardanti la tassazione delle attività intra-EU. Dal 1 gennaio 2015 tutti i servizi quali quelli dedicati ai prodotti di consumo, alle telecomunicazioni ed ai servizi elettronici saranno tassati in base alle regole vigenti sul paese in cui sono venduti, assicurando così una tassazione equa atta a proteggere le entrate” recita il documento di bilancio.
Stando ad una ricerca effettuata dal Greenwich Consulting, se la Gran Bretagna avesse applicato tali leggi già dal 2008, con tutti i soldi che avrebbe raccolto attraverso l’IVA dei prodotti e contenuti multimediali sopracitati, avrebbe potuto finanziare i Giochi Olimpici. La perdita annuale stimata si aggirerebbe intorno ai 2 miliardi di euro.
La questione è molto dibattuta anche in Italia dove l’IVA al 22%. Come noto i precedenti governi (specialmente quello di Letta) hanno tentato di mettere un freno all’elusione fiscale praticata da alcune multinazionali, venendo bloccati dal rischio che un provvedimento restrittivo incappasse nelle norme che regolano il mercato comune. In ogni caso la questione è ancora di estrema attualità visto che ormai tutti i grandi paesi valutano nell’ordine delle centinaia di milioni le tasse che vengono mancare alla conta per causa delle scappatoie in cui si intrufulano i sempre abilissimi responsabili finanziari delle grandi aziende, pertugi aperti da differenti normative fiscali e tributarie aperte da nazioni come Lussemburgo e anche Irlanda.
Se per caso l’Italia con altri paesi dovesse trovare il sistema per stringere le viti, i prezzi delle app potrebbero crescere fino al 19%. Nel caso di Apple, le applicazioni su iTunes (come qualsiasi altro contenuto digitale venduto sul negozio virtuale dell’azienda, nda) potrebbero essere vendute a partire da 1.06€ per quanto riguarda le attuali app offerte a 0.89€, vedendo aumentare di conseguenza il prezzo di tutte le altre.