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Attacco hacker a Sony, dagli USA nuove sanzioni alla Corea del Nord

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Benché qualcuno abbia espresso dei dubbi sulle reali capacità della Corea del Nord di portare a termine l’attacco hacker sferrato nei confronti di Sony Pictures, la Casa Bianca non la pensa evidentemente allo stesso modo. Gli USA, infatti, hanno annunciato di aver imposto nuove sanzioni al paese asiatico, proprio per l’azione di pirateria contro Sony Pictures.

“Il presidente ha approvato un ordine esecutivo autorizzando nuove sanzioni nei confronti della Repubblica democratica popolare di Corea” ha spiegato Josh Earnest, portavoce della Casa Biana. “L’ordine esecutivo è in risposta alle azioni e politiche messe in atto dal governo della Corea del Nord che sono provocative, destabilizzanti e repressive. In particolare il distruttivo e coercitivo cyber-attacco a Sony Pictures Entertainment”.

Con l’ordine in questione si autorizza il segretario al tesoro, Jack Lew, a imporre misure restrittive su individui e entità legate al governo nordcoreano. “Prendiamo sul serio l’attacco della Corea del Nord, atto a creare effetti finanziari distruttivi su una società americana e a minacciare artisti e altri individui con l’obiettivo di restringere la loro libertà di espressione”, si legge alla fine della nota evidenziando quella che in qualche modo sembra solo una prima mossa cui ne faranno seguito altre.

Jack Lew ha spiegato che le azioni in questione consentiranno di “isolare entità chiave della Corea del Nord” e “annientare le attività di una decina di funzionari fondamentali della Corea del Nord” (alcuni di questi lavorano per un venditore di armi di Pyongyang; altre azioni obbligheranno a restrizioni nelle operazioni di intelligence).

Ricordiamo che l’attaco degli hacker è avvenuto un mese prima del rilascio di “The Interview”, una commedia che racconta la storia di due giornalisti reclutati dalla CIA per assassinare il leader nordcoreano Kim Jong Un. Il governo di Pyongyang aveva inviato una lettera di protesta formale alle Nazioni Unite, chiedendo che Washington vietasse la messa in circolazione del film. Secondo Pyongyang il film sarebbe paragonabile ad atto di terrorismo e minacciava rappresaglie  “senza pietà, con pesanti conseguenze”.

Sony Pictures aveva inizialmente deciso di non proiettare The Interview ma ha poi cambiato idea e il fim è stato distribuito non solo in alcuni cinema ma anche sfruttando servizi di Google, Microsoft e Apple, raggiungendo una notorietà che senza l’attacco hacker non avrebbe mai avuto.

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