La parte più importante l’ha fatta sicuramente Apple: ha immaginato e costruito l’iPhone, ha architettato le tecnologie e le funzioni, ha realizzato le tecniche di produzione e ha anche creato l’attesa con l’ormai mitologico intervento di Steve Jobs al Macworld di San Francisco dello scorso gennaio. Adesso, però, nonostante la storica attenzione ai dettagli e propensione alla segretezza, per la prima volta Apple combatte la battaglia per conquistare il mercato con un alleato che ha un ruolo altrettanto strategico. At&T.
Nei mesi scorsi l’azienda telefonica ha investito almeno 50 milioni di dollari per dare una “spinta” al suo network, immaginando che ci sarà un discreto impatto quando tutti i futuri utenti accenderanno contemporaneamente i loro telefoni la sera di venerdì 29. Ma non solo. Sono ovviamente anche previsti altri miglioramenti, i massimi dirigenti di At&T hanno collaborato attivamente allo sviluppo e messa a punto dei parametri dell’iPhone che non è – lo ricordiamo – solo un telefono cellulare ma un apparecchio finemente sintonizzato con la rete di At&T che lo venderà in esclusiva per due anni (e forse più).
Se tutto andrà bene, infatti, l’iPhone si tramuterà in un affare enorme anche per At&T, che potrebbe scalare le classifiche dei carrier senza fili sino a conquistare la vetta e soprattutto pilotare il mercato dell’innovazione nei servizi a livello mondiale, offrendo per almeno sei mesi un’esclusiva che va al di là delle funzioni ma comprende anche l’apparecchio dei desideri di milioni di persone (che peraltro ancora non l’hanno neanche potuto toccare).
Per almeno due mesi sono stati condotti test segretissimi “on the road” da parte dei tecnici di At&T, costretti a tenere nascosti i loro apparecchi ma spinti a testarli sul campo per scoprire tutti i vantaggi e le pecche del servizio nelle grandi città dove ne verranno venduti il maggior numero. Migliorata la qualità dell’audio e altre cose grazie a 10 mila ore di telefonate e 5 Gb di uso di dati per apparecchio (la maggior parte dei telefoni non ottiene neanche la metà di questi test). Ne parla uno dei tester di At&T, Baslu Thandu, che rivela come abbia dovuto nascondersi e nascondere l’apparecchio per effettuare i test più importanti, soprattutto quelli d’uso camminando nelle strada (“Dove si realizzano le maggiori difficoltà di stabilità del segnale, per via dei palazzi e delle ristrette dimensioni delle celle”).
Adesso, è il momento dell’allarme generale e della chiamata alle armi virtuali per tutti i dipendenti dei negozi di At&T, per il 29 giugno che viene definito internamente “iDay”. Vengono spedite quotidianamente da Apple bollettini sulle cose da sapere (si chiamano nel gergo dei dipendenti di At&T, segnalano vari siti, bollettini “iReady”) dato che l’azienda vuole mantenere fino all’ultimo il controllo sulle informazioni relative all’iPhone. allo stesso tempo, sono stati approntati numeri verdi per i dipendenti dell’azienda, dato che venerdì dovranno invece essere in grado di sapere tutto quel che c’è da sapere sull’iPhone e spiegarlo ai clienti. Apple si occuperà con i suoi call-center dei problemi relativi ai prodotti ma per le problematiche del servizio telefonico (e per chi lo avesse comprato in un negozio At&T) ci deve anche essere l’assistenza dei dipendenti dell’azienda telefonica.
Venerdì, in due ore, verrà rivoluzionata l’architettura interna di tutti i negozi con i nuovi display e le altre forme ancora sconosciute all’esterno di pubblicizzazione dell’iPhone. Inoltre, tutti i dipendenti dei negozi At&T, compresi quelli con funzioni da “retrobottega” oppure quelli specializzati per certi tipi particolari di clientela (come quella business) verranno per i giorni a seguire reindirizzati alla vendita dell’iPhone. Sono stati anche assunti temporaneamente dei lavoratori a termine e agenzie che si occuperanno di creare i cordoni esterni ai negozi, transenne e gestione delle prevedibili code. Inutile dire che i telefoni scompariranno dai negozi in pochi secondi (per scoraggiare la possibilità da parte dei dipendenti di At&T di farne incetta per poi rivenderli, sono stati tolti sugli iPhone tutti gli sconti) e che soprattutto le grandi città e i luoghi dove la tecnologia è più diffusa (come la California) avranno delle scorte consistenti.
Salvo sorprese drammatiche per Apple (come improbabili difetti di fabbricazione sulle prime partite) è da ritenere che il numero di telefoni che verrà venduto sarà nei primi tempi limitato solo dalla capacità produttiva e di distribuzione di Apple stessa e di At&T.
La decisione di At&T di giocare questa come una partita fondamentale per la crescita e il futuro della società è ben chiara sino ai livelli più bassi: secondo un manuale rivolto dai dirigenti della compagnia telefonica agli impiegati dei negozi, “E’ chiaro che avremo un ruolo molto importante nel successo dell’iPhone. Vogliamo rendervi i migliori ambasciatori per questo prodotto che sarà un cambiamento di paradigma per il settore [game-changing product, nell’originale. NdT]”.
Le attese e la curiosità stanno toccando livelli altissimi anche da questa parte dell’oceano Atlantico. Soprattutto in considerazione del fatto che tra pochi mesi lo stesso fenomeno si dovrà ripetere anche da noi, nonostante a quanto si sappia ancora nessuna compagnia telefonica abbia accettato di fare partnership con Apple. Probabilmente, a seconda dell’esito degli eventi la prossima settimana, ci potrà essere una vera e propria corsa per accaparrarsi l’iPhone. E’ anche vero, però, che il tempo per il lancio (previsto tra ottobre e novembre) stringe e il rischio comincia a diventare quello che si è visto con l’iTunes Store: un lancio a più tempi, prima Gran Bretagna, Francia e Germania e poi gli altri mercati. Potrebbe comunque non essere male, visto che l’ottimizzazione delle reti e un certo lavoro da parte anche della compagnia telefonica che “sposa” l’iPhone è richiesto per rendere il successo del prodotto paragonabile a quello che si potrebbe avere negli Stati Uniti.