La bassa autonomia degli oggetti connessi è uno dei fattori che limita il diffondersi dei dispositivi legati alla cosiddetta IoT (Internet of Things), l’estensione della rete al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. Il loro consumo elettrico e i loro tempi di ricarica sono tali da limitarne spesso rigidamente l’utilizzo e il potenziale successo.
Una delle critiche all’Apple Watch riguarda l’autonomia, con la Mela obbligata a tenere sotto controllo quanto gli sviluppatori possono fare e non fare con il dispositivo, anche per salvaguardarsi da potenziali reputazioni negative in tal senso. Al di là di questi fattori, il rapido moltiplicarsi di oggetti connessi in circolazione (Gartner ne ha previsti oltre 25 miliardi per il 2020), pone nuovi interrogativi circa la gestione e produzione di elettricità. Gli oggetti connessi gestiscono miliardi di dati, utilizzati nel contesto dei cosiddetti “Big data”, ma devono altresì alimentare i grandi data center che consentono di gestire in modo sicuro i dati in arrivo. Per affrontare i problemi del consumo degli oggetti connessi, alcune aziende hanno cominciato a lavorare su tecnologie che consentono la ricarica rapida e ridurre allo stesso tempo anche i consumi. La californiana Atmel, società produttrice di semiconduttori, ha realizzato un chip ARM in grado rimanere in funzione per diversi decenni dopo la prima carica.
Atmel ha appena messo a disposizione degli sviluppatori i primi modelli di una piattaforma che era stata annunciata al CES di Las Vegas, denominata “SAM L21 ARM Cortex-M0+”, un micontrorller che consuma non più di 35µA/MHz quando attiva e 200nA quando è in “sleep mode”. In media, i microcontroller attualmente sul mercato, consumano tutti tra i 120 e i 160 µA/MHz. La piattaforma in questione consente dunque notevoli risparmi dal punto di vista dei consumi di energia elettrica; gli sviluppatori hanno denominato la tecnologia sfruttata picoPower ed è loro dire il meglio di quanto disponibile in questo momento sul mercato. La produzione in quantità della nuova soluzione ARM è prevista per settembre del 2015.