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Assistenza sanitaria, in Italia e nel Mondo la tecnologia ispira ottimismo

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Secondo una nuova indagine commissionata da Intel, la maggioranza dei cittadini in Italia e nel mondo si dichiara ottimista nei confronti del progresso della sanità portato dall’innovazione tecnologica e sono disposti a partecipare a visite mediche virtuali e a utilizzare sensori sanitari per sé stessi e nei servizi igienici.

Il “Barometro Intel dell’innovazione tecnologica in ambito sanitario”, che ha coinvolto con il supporto dell’istituto di ricerca internazionale Penn Schoen Berland quattro paesi maturi (oltre all’Italia, gli Stati Uniti, il Giappone e la Francia) ed altrettanti emergenti (Brasile, Cina, India e Indonesia), ha evidenziato inoltre che la maggior parte delle persone ritiene che la cura per malattie oggi mortali potrà essere trovata più facilmente grazie all’innovazione tecnologica che non aumentando il numero di medici o gli investimenti nella ricerca.

“Questo sondaggio indica la piena disponibilità delle persone a diventare parte della soluzione ai problemi sanitari mondiali, con il supporto di tutti i tipi di tecnologie”, ha affermato Eric Dishman, Intel Fellow e General Manager del gruppo Health and Life Sciences. “Quasi tutti sembrano accettare l’idea di un futuro in cui sarà possibile ottenere assistenza sanitaria al di fuori degli ospedali, condividere in forma anonima le informazioni personali per migliorare i risultati e personalizzare tutti gli aspetti dell’assistenza fino alla struttura genetica specifica di ogni individuo”.

La ricerca ha rivelato che le principali aspettative nei confronti dell’assistenza sanitaria in chiave hitech si concentrano su servizi maggiormente personalizzati in base a singoli comportamenti e profili biologici, che offrano la libertà di ottenere le cure necessarie quando e dove è più opportuno.

Oltre il 70% degli intervistati in Italia e nel mondo si dichiara così disponile a utilizzare sensori nei servizi igienici e nei flaconi di medicinali, o monitor della deglutizione per raccogliere in tempo reale dati utili sulla salute personale. Il 60% delle persone preferisce un regime sanitario personalizzato specificamente in base al proprio profilo genetico o biologico. E il 53% degli intervistati afferma di avere nei confronti delle analisi autogestite almeno lo stesso grado di fiducia di quello riposto nel medico.

“Tecnologie come l’High Performance Computing e l’analisi dei big data hanno la possibilità di cambiare radicalmente l’assistenza sanitaria nel mondo, e la maggior parte delle persone sembra augurarselo”, ha affermato Dishman. “Posti di fronte alla scelta se ottenere lo stesso trattamento di altri pazienti con gli stessi sintomi o ricevere assistenza personalizzata in base al proprio profilo genetico, due intervistati su tre scelgono l’assistenza personalizzata”.

Molti si sono dichiarati disposti a condividere le proprie informazioni personali per favorire il progresso della medicina e ridurre i costi per tutti.

Il sondaggio ha rivelato che una stragrande maggioranza di persone (84%) in tutto il mondo e in Italia sarebbe disponibile a condividere in forma anonima i propri dati sanitari personali, come i risultati di laboratorio, se ciò comportasse una riduzione dei costi dei trattamenti oppure dei costi complessivi del sistema sanitario.

“Per migliorare l’assistenza sanitaria è necessario l’impegno di tutti, compresi i pazienti e i loro familiari”, ha aggiunto Dishman. La ricerca dimostra che, se riscontrano benefici personali e per la comunità in senso lato, le persone sono pronte a condividere informazioni sensibili in forma anonima”.

Una percentuale elevata di intervistati si è dichiarata più disponibile a condividere dati sanitari (47% nel mondo) piuttosto che tabulati telefonici (38%) o informazioni bancarie (30%) per supportare l’innovazione.

Il 57% degli intervistati ritiene che gli ospedali tradizionali diventeranno obsoleti nel futuro. Grazie all’innovazione della tecnologia, sarà possibile gestire molti aspetti dell’assistenza sanitaria senza la necessità di visite a domicilio del personale medico, liberando le persone dai tradizionali vincoli di tempo e luogo.

“Il modello standard deve essere quello dell’assistenza sanitaria a casa, non in ospedale o in clinica”, ha affermato Dishman. “Le nuove tecnologie possono portare nelle abitazioni il supporto decisionale, il monitoraggio della salute e tutte le istruzioni necessarie. È anche interessante notare come le tecnologie di monitoraggio della salute vengano considerate con maggior fiducia nei mercati emergenti, come Brasile, Cina e India, che non in economie più tecnologicamente avanzate come il Giappone e gli Stati Uniti”.

Il 72% degli intervistati (70% in Italia) è disponibile a comunicare con il medico tramite videoconferenza per appuntamenti non urgenti. Con i progressi realizzati nella tecnologia per l’assistenza sanitaria remota e negli strumenti di auto-monitoraggio, è ora possibile adottare tecnologie che consentono di mantenere i contatti con il personale medico in nuovi modi, ad esempio tramite sensori che trasmettono dati sanitari in tempo reale. Le attuali tecnologie, come i social network e la videoconferenza, possono favorire l’adozione di nuovi comportamenti.

Tra i dati più interessanti:

  • Oltre il 70% degli intervistati a livello mondiale e in Italia si dichiara ricettivo nei confronti di sensori di servizi igienici e di flaconi di medicinali oppure di monitor della deglutizione.
  • Il 66% rivela di preferire un regime sanitario personalizzato specificamente in base al proprio profilo genetico o biologico.
  • Il 53% degli intervistati afferma di avere nei confronti delle analisi autogestite almeno lo stesso grado di fiducia di quello riposto nel medico.
  • Circa il 30% si fiderebbe a eseguire personalmente le proprie ecografie. Condividere dati sanitari digitali in forma anonima per il bene comune
  • Le persone sono più disposte a condividere in forma anonima i propri dati sanitari o le informazioni genetiche rispetto alle informazioni bancarie o ai tabulati telefonici.
  • Più di tre quarti (76%) degli intervistati sopra i 55 anni di età sarebbero disponibili a condividere in forma anonima i risultati delle analisi di laboratorio o del monitoraggio della salute per contribuire ai database per la ricerca, rispetto al 64% dei giovani.
  • L’India è il Paese in cui si contano più abitanti disposti a condividere informazioni sanitarie per supportare l’innovazione; l’Italia, con Francia, Stati Uniti e Giappone, è nelle ultime posizioni.
  • La metà degli intervistati si fiderebbe di una diagnosi comunicata tramite videoconferenza dal medico; in Italia la percentuale più alta tra i paesi maturi (45%).
  • Il 72% è ben disposto nei confronti delle tecnologie di comunicazione che consentono di contattare il medico in remoto.
  • L’innovazione che la popolazione globale è meno propensa ad accettare è la chirurgia affidata a un robot. Gli italiani però i più aperti verso questa opportunità.
  • Circa la metà degli intervistati (43%) a livello globale si ritiene capace di monitorare autonomamente la pressione sanguigna e altri segni vitali di base.
  • In Giappone, solo il 42% degli intervistati ritiene che l’ospedale tradizionale diventerà obsoleto nel futuro, contro il 57% degli intervistati a livello mondiale.

Il sondaggio è stato condotto online da Penn Schoen Berland in Brasile, Cina, Francia, India, Indonesia, Italia, Giappone e Stati Uniti dal 28 luglio al 15 agosto 2013. È stato condotto su un campione rappresentativo di 12.000 adulti a partire dai 18 anni di età con un margine di errore in più o in meno di 0,89 punti percentuali.

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