Una memristore (memoria a resistore) pieghevole è stata sviluppata dal National Institute of Standards and Technology statunitense, gettando le basi per la produzione di una nuova tecnologia nel settore delle memorie. Per la prima volta, infatti, da quando questa tipologia di memoria è stata scoperta, è stata mostrata l’effettiva fattibilità di una memoria flessibile.
I memristori erano stati previsti dall’ingegnere elettronico Leon Chua già nel 1971: oltre ad induttore, resistore e condensatore, nei circuiti poteva e doveva esserci altro. Le sue equazioni matematiche lo prevedevano, ma fino allo scorso anno di questo quarto elemento fantasma, non si era trovata traccia. Lo scorso anno, infatti, ricercatori degli HP Labs hanno pubblicato su Nature un articolo nel quale si indicava una tecnica per costruire dispositivi in grado di riprodurre il comportamento di un memristore, annunciando di essere pronti a conquistare il mercato con la nuova tecnologia.
Il memristore ha la proprietà di “ricordare” lo stato elettronico e di rappresentarlo mediante segnali analogici. Un circuito di questo tipo consente, ad esempio, la realizzazione di dispositivi e calcolatori ad accensione istantanea, senza la necessità di ricaricare il sistema operativo ad ogni avvio; questi circuiti, infatti, conservano le informazioni anche in assenza di corrente elettrica; poiché il componente attivo di questi dispositivi può essere fabbricato sfruttando platino e biossido di titanio per le giunzioni è stato scoperto che è potenzialmente produrre – tra l’altro – memorie pieghevoli in grado di memorizzare le informazioni in assenza di corrente fino a 14 giorni. La scoperta potrebbe essere applicata in vari campi, inclusa la produzione di piccoli apparecchi medici per la misurazione di battiti cardiaci e la glicemia grazie ai quali sarà possibile conservare i dati per molti giorni, anche in assenza di corrente elettrica.
[A cura di Mauro Notarianni]