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Arrivano le eSim, una occasione (quasi) perduta anche per Apple

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Le eSim arrivate con Tim e Wind  in Italia nei giorni scorsisono delle sim basate non più su un rettangolino di plastica con un pugno di circuiti stampati, bensì su un certificato digitale che deve essere riconosciuto dall’operatore e verificato.

Sono in teoria più pratiche e funzionali: permettono di caricare più profili e numeri di operatori diversi (anche se poi se ne può adoperare una per volta, ad esempio negli iPhone, ma in parallelo a quella fisica) e consentono quindi di rimuovere attrito e costi nella propagazione di nuove offerte tariffarie, cambi numero, passaggi a più operatori di paesi diversi o della medesima area geografica, accoppiamenti tra linee di lavoro e linee private, oppure linee prevalentemente voce rispetto a linee prevalentemente dati, nel caso degli apparecchi dual sim.

In realtà, come in Italia ha dimostrato chiaramente l’arrivo dell’operatore francese Iliad, la convergenza tra sim dati e sim voce è assoluta. E infatti non è tanto il telefono a doppia linea quello che emoziona rispetto alla presenza di una eSim anziché di una sim tradizionale. Invece, è la promessa (o il rischio) della “infedeltà”, cioè del costante correre verso una tariffa migliore, con telefoni sbloccati capaci di cambiare da remoto e senza più neanche bisogno di cercare un negozio specializzato o farsi spedire il rettangolino magico di plastica a casa. La eSim è lo strumento per la disintermediazione finale del telefonino. E per questo odiata e avversata.

Arrivano le eSim, una occasione (quasi) perduta anche per Apple

Nel mondo, se si va a guardare sulla pagina dedicata ad essa da Apple, uno dei pochissimi produttori di terminali ad offrire questa tecnologia dall’iPhone X di tre anni fa, ci sono ancora molti pochi operatori. In Italia, nessuno. Apple ci ha provato, prima creando una Apple Sim fisica per gli iPad, che consentiva tramite i server di Apple di accedere a due o tre operatori virtuali mondiali, per dare connessione dati (costosa) a iPad ovunque nel mondo. Poi ci ha riprovato anche con le eSim per gli smartwatch: avere una eSim su Apple Watch permette fattori di forma molto più compatti e filanti e soprattutto rende il tutto sigillato e a prova di acqua o polvere, perché non c’è cassettino da aprire per cambiare sim: si fa tutto con un chip integrato sulla scheda madre del terminale e un certificato digitale da scaricare e appaiare al seriale del device.

Infine, in questa confusione di standard parzialmente implementati (la eSim dell’Apple Watch è anche una Twin Sim e quindi incompatibile rispetto alle eSim primarie, perché richiede già un’altra attivazione di linea mobile sul telefono: da noi la offre solo Vodafone a 5 euro in più, cioè un prezzo fuori scala rispetto al mercato attuale; ancora, la eSim degli iPad sino a poco tempo fa non era la stessa cosa delle eSim degli iPhone X e successivi. Insomma, un’era di confusione anche sul versante della produzione, oltre che dei fornitori di servizio.

Poi Apple ha stabilizzato le sue scelte tecnologiche e così hanno fatto i suoi primi avversari in questo settore: Google ma anche Motorola, che adesso arriva con il nuovo Razr tutto e solo eSim. E mentre i cinesi stanno a guardare restando indietro, perché Pechino sostanzialmente ha vietato le eSim in madrepatria (tanto è vero che gli iPhone delle generazioni X, XS e 11 nei negozi cinesi, di Hong Kong e di Macau sono venduti con doppia sim fisica, caso unico al mondo), la battaglia si combatte in Usa, Europa, America Latina e anche altri ritagli del mondo dove la doppia sim, meglio ancora se digitale, ha senso.

Arrivano le eSim, una occasione (quasi) perduta anche per Apple

Ecco dunque che arrivano Tim e Wind, ma seguiranno probabilmente Vodafone (che già utilizza la tecnologia altrove) e magari anche gli operatori di transizione come Fastweb e Iliad. Ed ecco che il mercato si sta per sbloccare. Tim la offre con maggiore convinzione ma anche con un approccio di chiusura e monopolizzante. Se dovesse arrivare un vero “disruptor” del mercato che conta di sfruttare questa tecnologia per aumentare la velocità di conversione dei clienti altrui, probabilmente non metterebbe blocchi, balzelli e costi nascosti da tutte le parti, trasformando la eSim in una specie di Sim che non c’è ma si vede lo stesso.

Cosa succederà adesso? Ci sono ancora pochi motivi per cambiare operatore solo in funzione della disponibilità di una eSim. Tuttavia, appena arriverà la massa critica sia di operatori che di richieste non c’è da dubitare che un cambiamento profondo del mercato potrebbe prendere piede. Da un lato si possono immaginare telefoni con due sim, una fisica e una virtuale, che si trasformano. La sim virtuale diventa la primaria e la secondaria invece diventa quella di passaggio: casa, lavoro, estero, viaggi lunghi, viaggi brevi, passaggi di confine più frequenti. Ci sono mille scenari nei quali si può voler ad esempio passare da una eSim all’altra, anche in una area come l’Europa di roaming per tutti: semplicemente per avere una altra linea di riferimento nel paese dove per lavoro o per studio si passano lunghi periodi, ad esempio. Oppure per disarticolare la vita lavorativa da quella privata. E poi rimangono i viaggi all’estero, quelli lontani, soprattutto in Asia, dove le connessioni dati vengono date con facilità e a prezzi irrisori (Cina permettendo).

Siamo sull’orlo di un rinascimento delle linee telefoniche, in un mondo in cui, assieme al 5G, vedremo arrivare anche un differente approccio con le linee telefoniche. Le occasioni sono dietro l’angolo, solo l’avidità e soprattutto la paura potranno bloccare questa possibile avanzata socio-tecnologica. O almeno rallentarla un po’.

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