Un nome più “pesante” Apple non poteva trovarlo per un sistema operativo che fa della leggerezza del cloud la sua ragione d’essere. macOS Sierra, come la sierra (in spagnolo, catena montuosa frastagliata) che traversa la spina dorsale degli Stati Uniti occidentali. Imponente, massiccia, ricca di pietra, montagne, altezze. Però anche scenica, spettacolare. La casa di grandi parchi naturali, l’ostacolo superato dagli immigrati che cercavano l’eldorato all’ovest: una nuova vita, nuove prospettive, nuove possibilità.
Il nuovo macOS Sierra prende nome dalla nuova abitudine di chiamare i sistemi operativi con i toponimi dei luoghi più belli e attraenti della California. La Sierra certamente lo è, ma l’ambizione di costruire qualcosa di stabile e duraturo qui per la prima volta tocca l’eterno campo del cloud.
Apple ha sempre sbagliato il cloud, almeno fino ad ora. È stato sempre il suo punto debole, a partire da iTools, DotMac, MobileMe, fino al più che passabile iCloud. Ha fatto e disfatto, cambiato, cercato, mai trovato. Adesso, dopo quasi dieci anni di sistemi operativi per apparecchi mobili (a partire dal primo iPhone) Apple sente di avere qualcosa di valido in mano e lo gioca in anticipo. Mentre Dropbox ancora lavora al suo sistema di streaming dei dati (in pratica, compariranno solo le icone ma i documenti saranno sui server, per non ingombrare spazio: l’azienda ci lavora da un paio d’anni) Apple allunga il passo e presenta la sua soluzione di archiviazione “totale”.
Ci sono due parti: una è quella che sposta tutto nel cloud e lascia solo il segnalibro sul computer. L’altra è quella che libera la capacità alla Marie Kondo del computer di analizzare e buttare via quel che non serve. Due approcci convergenti che sono anche difficili da capire, perché nonostante le interfacce belle e pulite i servizi che Apple sta proponendo sono tutt’altro che facili per un pubblico generalista e non specializzato. Provate a spiegare ai vostri nonni o ai vostri genitori come funzionano gli apparecchi e i servizi di Apple. Un mezzo disastro.
Questa nuova e inedita scelta, che peraltro prevede anche un investimento a pagamento nello spazio cloud di Apple perché 5 GB free a prescindere da quanti apparecchi si utilizzino è semplicemente ridicolo, si sovrappone a decine di altre migliorie e cambiamenti, alcuni convergenti con iOS, altri originali, in generale più che buoni. Sierra non è un mero aggiornamento ma un rilancio, una ripartenza nella continuità. Con al centro il cloud e le pulizie estreme del computer. Vedremo se pagherà: tanto per cominciare non devono esserci problemi tecnici, poi la scelta come al solito sarà degli utenti.