Poche settimane dopo che Facebook è stata rinominata in “Meta”, la proprietaria di lunga data del canale Instagram @metaverse si è improvvisamente ritrovata bloccata dall’account che aveva gestito per anni. La spiegazione data a Thea-Mai Baumann in un messaggio la accusava di impersonificazione, anche se la stessa non aveva mai finto di essere qualcun altro.
L’account le è stato ora restituito, ma solo dopo che il New York Times ha scritto una storia riguardo di questo calvario digitale, anche se la società non ha mai offerto una spiegazione su come sia stato commesso l’errore.
Se la storia è davvero insolita, un aspetto di quanto accaduto a Baumann è però più comune: spesso gli utenti vengono ingiustamente sospesi dai propri account sui social media, e nessuno di questi dispone delle giuste difese per riottenere le proprie pagine.
La società “avvocato robot” DoNotPay cerca di rimediare a questa lacuna, offrendo servizi legali automatizzati, tra i quali quello che promette di sbloccare account bannati sui social media.
Il nuovo servizio, incluso nell’abbonamento mensile da 36 dollari di DoNotPay offre agli utenti un’alternativa all’invio di e-mail ai bot del centro assistenza delle aziende o ai ricorsi che potrebbero non ricevere mai risposta. Invece, DoNotPay chiede agli utenti informazioni su cosa è successo loro e invia una lettera all’ufficio legale della società interessata per loro conto.
il servizio può aiutare a riportare online gli account bannati:
Queste piattaforme danno la priorità ai casi legali. Quando scrivi solo al servizio clienti, non lo prendono sul serio. Gli uffici legali, invece, sono molto più propensi a rispondere
Il servizio, dunque, pensa ad inviare una diffida all social, nella quale si chiede la rimozione del ban, naturalmente supportata da motivi legali, utilizzando le leggi statali e federali che potrebbero essere applicate al caso concreto.
Finora, spiega “l’avvocato robot”, lo sblocco da PayPal e Instagram sono stati tra i servizi più richiesti, anche se il supporto viene garantito anche per altre piattaforme, tra le quali Twitter, Snapchat, Uber, Tinder, YouTube, Twitch e altre.
Ovviamente, Browder sottolinea che il servizio non è destinato a persone che sono state bannate da una piattaforma per motivi legittimi, come ad esempio per aver violato i termini di servizio. Si tratta di uno strumento per chi è stato bannato o sospeso ingiustamente: in quest’ultimo caso le probabilità di riavere effettivamente un account come risultato di questo processo sono pari al 20 percento.
In ogni caso, anche se l’appello non dovesse sortire l’effetto sperato, Browder afferma che ci sono altri vantaggi nell’attuare questa procedura. In primis perché le aziende sono tenute a consegnare i dati degli utenti indipendentemente dal fatto che il loro account sia stato sospeso. Quindi, anche si riottiene l’accesso al proprio account, DoNotPay può garantire che l’azienda consegni i dettagli in merito.
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