Double feature, doppia recensione. Perché gli sviluppatori di Information Architects hanno lavorato piuttosto duramente per cercare di dare un seguito alla loro popolare applicazione per la scrittura di testo in formato Markdown, iA Writer. Non è stato un lavoro semplice. Già in passato ci avevano provato e le cose non erano andate benissimo: la versione “Pro” del software, che poi sarebbe la numero due, aveva raccolto pochi complimenti a voler usare un eufemismo. Aveva diviso, anziché convincere.
Sia nella versione iOS che in quella per Mac infatti iA Writer Pro introduceva alcune variazioni molto distanti dallo spirito della prima, geniale idea di avere un editor di testo in cui venisse tolto praticamente tutto quello che era possibile togliere. Il primo iA Writer infatti consentiva di fare pochissimo: la dimensione dei caratteri cambiava a discrezione degli sviluppatori (in pratica, ingrandendo la finestra di testo il font diventava fino a tre volte più grande e non poteva essere ridimensionato sotto una certa soglia) e non si poteva cambiare lo storico font scelto, né il colore dello sfondo. Un esercizio di minimalismo zen molto forte che tuttavia era stato estremamente fruttuoso, segnando in pratica l’apertura di una intera stagione di app di questo genere, sia nel settore della scrittura che in altri generi.
Una app per il testo “dura e pura” che però faceva i conti con qualche compromesso ma di tutt’altro tipo: venivano infatti “addomesticate” un paio di ruvidezze del Markdown, segnatamente il bisogno di lasciare due spazi dopo il punto e prima dell’a capo, pena vedersi renderizzare due righe di seguito. Con iA Writer, invece, si seguiva (e si segue) una variante più “umanistica” e meno da “programmatori”: se si fa punto e a capo, torna sempre la nuova riga. Una osservazione personale: chi scrive ha preso comunque l’abitudine di lasciare una riga intenzionalmente bianca tra un paragrafo e l’altro, visto che comunque questo sistema funziona sempre anche tra dialetti di Markdown diversi e rende minima la possibilità di incomprensioni.
Ma c’era anche qualche scelta che non esitiamo a definire disastrosa. iA Writer Pro aveva introdotto quattro possibili “stati” del testo, una specie di flusso di lavoro obbligatorio, con tanto di estensioni diverse per ciascuno di questi livelli dei documenti. Un sistema piuttosto scomodo, che oltretutto piaceva a pochissimi: da qui la decisione di superarlo e di tornare alle origini dell’app, che invece sia su Mac (dove è arrivata per prima) che su iOS (prima iPad e poi anche iPhone) e infine Android ha settato un costoso standard. Costoso perché, come vedremo anche alla fine, l’app non viene per niente regalata. Quasi venti euro per la versione Mac, poco meno della metà per quella iOS (che almeno è universale) rendono iA Writer un software sicuramente adatto a chi sa cosa vuole fare però non consentono tanto margine di sperimentazione per gli utenti più casuali. Ma iA Writer è anche una app che apre una prospettiva interessante ad esempio per quanto riguarda il nuovo iPad Pro perché, come vedremo, cambia un po’ le carte in tavola e porta con sé elementi ibridi di interfaccia che in quel contesto potrebbero funzionare molto bene.
In questa doppia recensione (tripla, se consideriamo che le versioni per iOS sono sostanzialmente due) vedremo dapprima come cambia la parte Mac e poi faremo dei rapidi cenni anche alla parte iOS. A cui seguiranno le immancabili conclusioni con il giudizio finale e i tradizionali “Pro” e “Contro”.
Cos’è iA Writer 3 (su Mac)
La terza versione del software di Information Architects (che viene etichettata come “iA Writer” come la prima, ma è invece un upgrade gratuito per tutti i possessori della seconda versione Pro, sia per Mac che per iOS) cambia le carte in tavola piuttosto nettamente, come abbiamo detto.
Parliamo della versione Mac: adesso è possibile dividere la finestra di lavoro in tre pannelli, anche se non si può fare contemporaneamente. A sinistra c’è lo sfogliatore o di iCloud o dell’eventuale collegamento a Dropbox. È la prima volta che chi scrive trova una app per Mac che permette di visualizzare l’albero delle cartelle su Dropbox come se si trattasse di un sistema “esterno”. È una modalità mutuata da iOS (le app che mostrano le cartelle dove sono contenute i documenti tendenzialmente fanno così: pensate a Byword per iOS, ad esempio). Interessante “prestito” dal mondo iOS.
A destra invece c’è la tradizionale finestra di anteprima, la cui dimensione può essere modulata gradualmente a mano (trascinando il divisore e dandole più o meno spazio) oppure con un comando che la porta a metà, a un terzo oppure che la riduce a una strisciolina con il testo che diventa una anteprima in miniatura. Interessante, come è interessante il fatto che non si possano avere i tre pannelli aperti contemporaneamente: o solo i primi due (sfogliatore ed editor), solo il secondo (editor), solo il secondo e terzo (editor e anteprima), solo il terzo (anteprima). Inoltre, viene introdotta la “modalità notturna” sia per la coppia sfogliatore ed editor, che per l’anteprima (qui si può scegliere: la prima coppia, il terzo pannello, entrambi). Si possono avere cioè quattro possibili combinazioni di acceso-spento. Tra l’altro, quello che per sfogliatore ed editor viene chiamato “Night mode”, per l’anteprima diventa “colori invertiti”. L’anteprima ha poi la possibilità di avere tre diversi stili: Modern che è con font senza le grazie (Sans Serif), Classic con le grazie (Serif) e Manuscript con font monospaziato (Mono).
Infine, il font (immutabile) della parte di editor può venir ingrandito o rimpicciolito di uno scatto a discrezione dell’utente. Cioè non scala automaticamente come in passato a seconda di come viene dimensionata la finestra di editing.
I primi effetti pratici nel Mac
Qui arrivano le prime perplessità, che sono solo relative alla disposizione dei comandi: per attivare lo sfogliatore (Library) o l’anteprima (Preview), se si va in alto a destra in corrispondenza dove si trova il centro notifiche e la lente di ingrandimento di Spotlight, su una riga più bassa si trovano due voci di menu nello stesso font dell’editor con queste due funzioni, una e l’altra in grigio o evidenziate a seconda della selezione. In basso, ai piedi dell’anteprima, è disponibile il menu contestuale che permette di scorrere fra le tre diverse versioni di template CSS, mentre sotto il testo dell’editor è possibile attivare tre diverse strisce di comandi: Syntax (Sintassi), Format e Stats. La terza consente di visualizzare nell’ultima riga (che però non è visibile a tutto schermo) le consuete statistiche di uso: caratteri, parole e durata del testo.
Invece Format permette di accedere a una serie di “scorciatoie” rispetto alla formattazione del Markdown: testo normale, titolo, liste, corsivo, grassetto, barrato, aggiungi un link e nota a piè di pagina. Infine, Syntax riapre la possibilità aperta da iA Writer Pro di vedere evidenziati aggettivi, sostantivi, avverbi, verbi e congiunzioni. Anche se i comandi sono in inglese (per adesso l’app non è localizzata), in realtà la logica del sistema segue quella della lingua scelta per la correzione ortografica e grammaticale (che può essere la stessa della lingua di sistema oppure un’altra, se specificato nella opportuna preferenza di sistema) e si appoggia sul framework di Apple. Una innovazione che già con iA Writer Pro giudicammo poco rivoluzionaria, soprattutto perché mancante della possibilità di vedere invece le ripetizioni magari basate sulla radice verbale o del sostantivo. Questo invece sì che sarebbe innovativo, ma non fa parte di quel che Apple offre con le API agli sviluppatori e quindi richiederebbe parecchio lavoro, ad esempio già fatto da anni da parte di Microsoft per Word oppure come fa l’ottimo Marked 2 di Brett Tpestra (recensito assieme alle altre app Markdown).
Se si attiva la parte di Library (lo sfogliatore) si hanno a disposizione due comandi: in alto un menu a tendina che permette di scegliere se visualizzare iCloud o Dropbox (previo collegamento di quest’ultimo). La modalità è interessante perché si può navigare da accanto il documento dentro una gerarchia di cartelle e di altri documenti senza doverne uscire. È poco intuitivo il modo di gestione dell’apertura e chiusura del singolo documento: iA Writer mette, al posto della data di ultima creazione o modifica la dicitura “Is Open” per far capire che si sta lavorando su quel documento. La cosa però si fa interessante dal momento che la dicitura “Is Open” può comparire anche su altri apparecchi la cui identità sia dello stesso utente. Quindi si potrebbe vedere ad esempio dall’iPhone se ho lasciato aperto un documento sul Mac o viceversa. Il problema in questo caso è la latenza di iCloud, alle volte imbarazzante per un sistema come quello di Apple. In questo segmento la prima versione pubblica di iA Writer “scricchiola” un po’.
Invece, per rendere le due esperienze più simili, sia su Mac che su iOS si possono decidere alcune cose: il criterio di ordine (data, alfabetico oppure di tipo di estensione), e poi “agganciare le cartelle” alla parte alta della lista, in maniera che la navigazione in ambienti più ricchi di documenti e cartelle sia semplificata.
Le novità per iOS
A colpire molto di più invece è l’app per iOS, che presenta degli elementi di rottura a livello di interfaccia con le regole stabilite da Apple (in maniera ovviamente non tassativa, altrimenti non sarebbe stata approvata). L’app di Information Architects anche qui ha una nuova icona, con una “iA” nera a cui fa seguito la barra celeste della posizione del cursore, il tutto su fondo bianco (nella precedente versione Pro il fondo era nero mentre in quella originale la scritta era “writer” seguita dalla barra celeste del cursore).
I tre pannelli (sfogliatore, edit e anteprima) sono ovviamente separati nella versione per iPhone. Qui si seleziona (o si crea un nuovo documento) dallo sfogliatore, mentre una freccia in alto orientata verso sinistra permette di passare dall’editing allo sfogliatore mentre uno swipe verso destra fa passare dall’editing all’anteprima (e qui un’altra freccia verso sinistra fa tornare all’editing). Colpiscono i menu stile Mac (o PC) che non sono per niente caratteristici dell’ambiente iOS. È questa la discontinuità rispetto alle regole di base delle linee guida di interfaccia di iOS.
Nella parte dello sfogliatore si può in realtà solo cercare tra i documenti visibili (anche qui, selezionando tra iCloud ed eventualmente Dropbox, scegliendo l’ordine di visualizzazione, si agganciano le cartelle all’inizio della lista, si mostrano le estensioni dei documenti visualizzati) oppure creare un nuovo documento.
La sorpresa di iOS: i menu “File” ed “Edit”
Sembra di essere tornati indietro di trent’anni, per chi si ricorda i primi tentativi di interfaccia grafica WIMP (Window, Icon, Menu e Pointer). In questo caso, su iPhone, fanno capolino: File, Edit, Focus, View, che invece nella parte di anteprima diventano Templates ed Export. Mentre Export permette di trasformare il testo in Markdown in testo piano, Html, Pdf o Docx Word (stessa cosa anche per le versioni Mac e iPad) e Templates ripropone gli stessi tre temi CSS della versione Mac, la cosa è diversa se si va nell’editor.
Qui i quattro menu raccolgono le funzioni della app per Mac, riorganizzate. Allora: File permette di creare un nuovo documento, aprirne uno oppure importarne uno (conversioni da Docx e via dicendo). Print e Print Plain Text permettono di stampare (per chi ha sistemi di stampa wireless compatibili con iOS) tutto quanto con o senza gli attributi Markdown o di stile visibili. Poi ci sono le quattro esportazioni (testo semplice, HTML, PDF e Word) che aprono il menu delle condivisioni di Apple tradizionale.
Il menu Edit permette di cancellare e rifare l’ultima azione (superando il concetto di “scuoti l’apparecchio” che viene peraltro superato anche in iOS 9), trovare, sostituire, selezionare tutto il testo, copiare tutto, copiare tutto formattato, copiare come HTML.
Il menu Focus consente di entrare in modalità “Focus” e Macchina per scrivere, cioè con gestione della frase in cui si sta scrivendo e con la riga dove si sta inserendo il testo mantenuta sempre a metà schermo (come nelle vecchie macchine per scrivere, in cui a scorrere era il foglio e non il cursore). Inoltre, si possono anche qui evidenziare, seguendo la lingua del sistema, gli aggettivi, sostantivi, avverbi, verbi e congiunzioni.
Infine nel menu View si può passare in Night Mode, vedere le statistiche, accedere all’anteprima, avere accesso al supporto ed Help di iA Writer.
Che effetto fa ritrovarsi questo tipo di menu su iPhone? Abbastanza strano, ma è una cosa alla quale ci si abitua piuttosto velocemente. È una forzatura, soprattutto se lo schermo è molto piccolo (iPhone 5, ad esempio) ma si riesce comunque a gestirlo. Diventa invece più interessante per iPad.
Lebensraum: lo spazio vitale su iPad
Le cose cambiano tra sistema iOS e sistema iOS quando cambiano le dimensioni dello schermo. Qui infatti a fare la differenza per iPad è la conquista di qualche pollice in più, che consente per esempio di avere le statistiche visibili sulla riga dei menu nella finestra dell’editor.
Inoltre, a differenza del telefono dove la tastiera non “soffoca” la finestra di editing, su iPad invece si vede chiaramente che gli autori di iA Writer immaginano un uso prevalente con tastiera esterna. In ogni caso, su entrambi gli apparecchi appare la tastiera con la riga supplementare di tasti, che rimane a filo di schermo visibile quando si collega una tastiera bluetooth (e a regola anche quando si collegherà la tastiera elettromagnetica all’iPad Pro).
A sinistra, il doppio tasto per arretrare/avanzare di una parola, che a destra diventa arretra/avanza di uno spazio di carattere o spazio. Nel mezzo, i tasti a più livelli e personalizzabili per avere: titoli, corsivo, indici, abbattere la tastiera, punto, virgola e apice. In realtà se si preme per un attimo ciascuno di questi tasti (come si fa per avere ad esempio le lettere accentate sulla tastiera) compaiono le varie declinazioni (i diversi livelli di titolo, i diversi livelli di formattazione con grassetto e tutti gli altri, e via dicendo).
Interessante la personalizzazione: se si mantiene premuto, i riquadri dei tasti iniziano a tentennare (come le app nella schermata menu quando si possono spostare o cancellare) e si possono riorganizzare. Premendo su ciascuno dei pulsanti si può infatti trascinare per riorganizzarne l’ordine oppure accedere a tutta la lista delle possibili combinazioni di comandi disponibili: comandi di Markdown, Azioni (seleziona, copia, incolla, undo etc), Punteggiatura smart (parentesi aperte e già chiuse etc), Punteggiatura tradizionale, e la possibilità di rimettere tutto ai valori di default.
Questa è una sorpresa che introduce una modalità di utilizzo che ci pare inedita sugli apparecchi iOS, con una customizzazione davvero notevole (che però va fatta apparecchio per apparecchio, dato che i settaggi non sono esportabili).
Come va su strada
Chi scrive ha partecipato al programma di beta di iA Writer per iOS (tramite TestFlight) mentre non è stato possibile farlo per Mac dal momento che purtroppo non esiste una app paragonabile per il mondo OS X. Quindi la conoscenza dell’applicativo nella duplice incarnazione iPhone e iPad è stata maggiore ma piagata da tutti i bug che si è cercato di contribuire a rimuovere, mentre quella per Mac è stata una full immersion degli scorsi giorni.
Consideriamo quindi tutte e tre queste app al netto di qualsiasi baco e altra difficoltà tecnica che sarebbe difficile attribuire al software in versione definitiva e che comunque iA Writer ci ha abituato a correggere molto rapidamente. Il lavoro che è stato fatto, osservandolo dietro le quinte per tutto agosto, è stato più che interessante e varrebbe un articolo a sé. Ma ovviamente il non disclosure agreement in questo senso ci vincola.
La prima impressione è stata decisamente spiazzante. Soprattutto su iOS, l’utilizzo è strano, con questi grandi menu a finestrona che calano giù. Ma c’era talmente bisogno di rinfrescare l’aria e migliorare dopo aver utilizzato lungamente iA Writer in edizione originale (stupendo e quasi perfetto, purtroppo non più disponibile sullo store) e aver sofferto massimamente iA Writer Pro, che questo nuovo nato in casa IA ci è piaciuto subito molto.
Funziona bene, è stabile, ogni tanto scricchiola la sincronizzazione ma nel complesso gestisce i documenti in Markdown come si deve. Ha come al solito qualche angolo particolare: ad esempio il fatto che non si possa decidere il tipo di estensione ma che venga invece assegnata di default quella “.txt” (mentre chi scrive utilizza di base quella “.md” proprio per distinguere i documenti Markdown da quelli normali di testo piano) oppure che sia sempre spiazzante il rapporto con il singolo documento su iOS. In particolare, se nelle versioni precedenti era difficile abituarsi all’idea che “nuovo documento” lo crea in corrispondenza della cartella dove ci troviamo con lo sfogliatore (su Mac la logica da sempre è che prima si crea un documento e poi si decide dove salvarlo), in questa si è aggiunta anche l’ansia di “come fare a chiuderlo”, visto che viene segnalato che il documento selezionato “Is Open” e non c’è verso di togliere questa informazione di stato se non tornando nello sfogliatore e uscendo dall’app.
In generale però si potrebbe scrivere un romanzo utilizzando questo software, e le potenzialità adesso che arriva iOS 9 e quindi il modo di lavorare a finestre di app diverse appaiate sono davvero gigantesche. Quello che iA Writer avrebbe potuto fare sin da ora, però, sarebbe stato aggiungere per iPad (e anche per OS X, perché no) la possibilità di affiancare due documenti Markdown diversi, anziché un documento e poi una anteprima dello stesso.
Invece è ottima e naturale la modalità di passaggio con swipe tra le varie modalità della app: dallo sfogliatore (entro il quale peraltro si può fare swipe per risalire la gerarchia delle cartelle) all’editor all’anteprima e viceversa.
Manca anche la possibilità di vedere in maniera più strutturata e “a volo di uccello” il testo su iOS, perché c’è la modalità miniatura dell’anteprima su Mac che invece permette di farlo, anche se le dimensioni sono talmente ridotte da non poter vedere in dettaglio niente. Sarebbe bello avere un menu che consenta invece di muoversi lungo l’albero dei titoli di varia grandezza in modo sintetico, per saltare da una parte all’altra di un testo strutturato e lungo.
In conclusione
Cosa dire di uno dei software più popolari per scrivere Markdown, che giunge alla sua terza incarnazione dopo aver letteralmente creato un nuovo modo di pensare le app per iOS ma anche per Mac, e poi aver dato un colpo al cuore degli appassionati con una controversa seconda versione “Pro”?
Gli sviluppatori di Information Architects non conoscono le mezze misure (né, apparentemente, le vogliono conoscere). La nuova app dimostra la volontà di continuare a innovare in questo settore, anche a scapito di qualche soluzione brusca che crea discontinuità. Chi scrive avrebbe apprezzato si più se la prima, epica app di IA fosse rimasta nello store (era arrivata a costare 99 centesimi), magari con lo spirito di essere una sorta di “demo” o versione light del nuovo arrivo.
In ogni caso apprezziamo molto che la terza edizione si sovrapponga e “faccia fuori” la vecchia versione Pro. Questo, non lo dimentichiamo, vuol dire cancellare una potenziale fonte di guadagno per gli sviluppatori perché su Mac come su iOS gli utenti della Pro fanno l’aggiornamento gratuitamente. Tuttavia, indica anche la volontà di mettere le cose a posto.
Il software sta andando molto vicino a poter occupare uno spazio vitale nel nostro flusso di lavoro, per ora sempre saldamente tenuto dalla prima, ineffabile versione di Writer. Invece il nuovo iA Writer 3 è affidabile, sincronizza decentemente con Dropbox (iCloud invece fa sempre le bizze) e ha solo poche idiosincrasie da risolvere per poter essere decisamente all’altezza del predecessore. Se tutta la parte di menu e opzioni non piace, poco male, basta non farci caso, perché comunque l’obiettivo di tenere il testo al centro, anziché la formattazione o gli attributi inutili del lavoro con un editor più “strutturato” ci sono tutti. Però a nostro giudizio non bisogna dimenticare che gli sviluppatori di IA hanno avuto il coraggio di osare e cercare di innovare dove invece gli altri si fermano ad applicare pedissequamente le regole seguite da tutti.
Anzi, l’idea che ci sia sostanziale continuità fra le versioni Mac e iOS, in aggiunta all’arrivo di iPad Pro, apre scenari piuttosto interessanti. E questo accade proprio mentre Apple rafforza la sua collaborazione (forse suicida?) con Microsoft e Adobe. Una mareggiata di software pro vecchio come il cucco, con la grafica colorata ma dai formati arcani, dal controllo delle funzioni ingestibile al di fuori del formato proprietario, delle funzioni proprietarie e dell’uso di un cloud proprietario.
Il lavoro di iA Writer sarà proprio questo: convincere non tanto chi usa le app gratuite o da 99 centesimi a fare il gran salto, piuttosto trattenere una quota di utenti più creativi e consapevoli che un altro mondo è possibile. Secondo noi la nuova, terza versione della app offre qualche sicuro appiglio per riuscirci. Grazie al nuovo iA Writer la magia del testo davanti a tutto e a prescindere da tutto è di nuovo possibile.
iA Writer per Mac costa 9,99 euro; iA Writer Pro per Mac 19,99 euro
Pro:
Interfaccia innovativa
Estrema semplicità
Grande flessibilità
Contro:
La sincronizzazione con iCloud fa le bizze
Qualche angolo da smussare
L’interfaccia per iOS può non piacere a tutti
Prezzi elevati