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ARM vorrebbe da Apple più soldi dalle royalty su iPhone

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Dopo la recente quotazione di ARM, con collocamento in borsa da record, l’azienda nota per i suoi processori e l’architettura che porta lo stesso nome, a quanto pare vorrebbe da Apple un incremento delle royalty ottenute dalla vendita di iPhone e altri dispositivi.

Accordi tra Apple e ARM risalgono alla fine degli anni ’80, quando nacque la stessa ARM, frutto di una joint venture tra Acorn Computers, Apple Inc. e VLSI Technology. La Casa di Cupertino (che cominciò a sfruttare processori RISC nel palmare Apple Newton) era arrivata a possedere il 43% dell’azienda del Regno Unito; negli anni seguenti ha costantemente venduto sue quote, ma continua ad avere interessi rivelanti in ARM e sue tecnologie.

Il sito The Information riferisce che in occasione del debutto di ARM al Nasdaq, Apple ha investito tra i 25 e i 100 milioni di dollari nell’azienda in questione, ora di proprietà del colosso giapponese Softbank. Masayoshi Son, CEO della holding giapponese, in una riunione che si è svolta quell’anno, si sarebbe lamentato delle somme ricevute per proprietà intellettuali su ogni dispositivo che Apple vende: sembra che Cupertino – forte di suoi precedenti investimenti e contratti con ARM – versi meno di 30 centesimi per dispositivo, importo più basso di chiunque altro e la metà di quanto pagano aziende come Qualcomm e Mediatek.

Le royalty che chiede ARM, si calcolano normalmente tenendo conto anche del numero dei core del processore, ma anche in qeusto caso Apple avrebbe un vantaggio, gli costerebbe sempre ugugale cosa, indipentemente da quanti sono i core (che più o meno aumentano ogni anno, a seconda delle versioni del chip Ax e Mx).

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Apple rappresenta per ARM meno del 5% delle entrate ed è facile immaginare perché cerchi di rinegoziare i termini. C’è in ogni caso un contratto tra le aziende che doveva scadere nel 2028 e che è stato successivamente esteso a oltre il 2040. Quest’ultimo elemento è stato riferito da ARM stessa, evidenziando il “rapporto di collaborazione di lunga data” che consente a Apple di sfruttare l’architettura ARM.

Il Consiglio di ammistrazione di Apple sa in ogn caso bene come tenere a bada ARM e, in caso di necessità, ha anche studiato la fattibilità di fare a meno di ARM.

Prima dell’IPO (l’offerta al pubblico dei titoli), Nvidia aveva tentato la scalata di Arm, con una offerta di 40 miliardi di dollari nel 2020, ma il fuoco incrociato delle Authority di diversi Paesi ha impedito l’acquisizione: Nvidia è stata costretta a gettare la spugna e abbandonare i piani per l’acquisizione di Arm da Softbank. Apple non si era fatta avanti pubblicamente sulla questione ma Qualcomm, Google, Intel, Huawei e persino Microsoft si eranoopposte fortemente all’acquisizione.

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