Non si è fatta attendere molto la risposta di Arm all’annuncio dato da Intel la scorsa settimana di voler entrare nel mercato dei processori per dispositivi mobile.In un’intervista a PcWorld, il responsabile del mobile marketing dell’azienda britannica James Bruce usa parole secche: «E’ da un po’ che li sento parlare del settore mobile – dice –, ma sto ancora aspettando di vedere un dispositivo. Al momento non ci sono smartphone in consegna con processori Atom».
Durante una riunione con gli azionisti il Ceo di Santa Clara Paul Otellini, aveva presentato la sua roadmap per colmare il gap nel settore dei chip a basso consumo. Della scorsa settimana è anche la notizia che al Comdex di Taiwan (che si aprirà il 31 maggio) saranno presentati dieci modelli di tablet con processori Intel Inside e secondo gli analisti la società leader nel settore dei chip per computer, potrebbe arrivare con un progetto completamente nuovo nel giro di un anno un anno e mezzo.
Ma per Bruce non sarà così facile. E non è solo una questione di quote di mercato (Arm ne detiene circa il 95%), ma anche di approccio stesso a un settore che, anche dal punto di vista commerciale, è differente da quello de desktop classici. «Non si tratterà di una battaglia di Intel contro Arm, ma di Intel contro l’ecosistema di Arm». L’azienda britannica, infatti, a differenza di quella americana, non produce i propri chip, ma li concede in licenza a terzi che li sviluppano e li adattano alle loro esigenze hardware e software.