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ARC vuole restituire movimento a braccia, mani e dita dei pazienti tetraplegici

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Per un paziente tetraplegico è un sogno che potrebbe avverarsi davvero: riprendere il controllo di braccia, mani e dita, entro il 2030, potrebbe non essere più una chimera. In tal caso il merito potrebbe andare al sistema terapeutico di stimolazione nervosa ARC sviluppato dalla startup Onward Medical, che poche ore fa ha annunciato di aver installato con successo la prima unità su un paziente.

E pensare che soltanto cinque mesi fa i ricercatori avevano impiantato un sistema simile su un altro paziente per aiutarlo a ritrovare un’andatura più naturale. Perché la base è la stessa, ma il modulo differisce a seconda del problema che deve risolvere.

Ad esempio il sistema ARC-EX è uno stimolatore esterno non invasivo che si posiziona sulla parte bassa della schiena per aiutare a regolare il controllo della vescica e della pressione sanguigna.

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Immagine dal sito di Apple dedicato ai framework ResearchKit e CareKit.

Se lo si collega al controller BCI di CEA-Clinatec si crea una specie di ponte digitale in modo da colmare il divario nella colonna vertebrale del paziente. E con i risultati dell’ultima ricerca si arriva all’ARC-IM, una versione impiantabile che si installa vicino al midollo spinale e si controlla tramite alcuni dispositivi indossabili e uno smartwatch.

Come funziona

Nel 2020 questo sistema è stato usato per permettere ai pazienti paralizzati di stare in piedi e camminare per brevi distanze senza assistenza, mentre di recente i medici guidati dal neurochirurgo Jocelyne Bloch ne hanno impiantato uno in un paziente di 46 anni affetto da una lesione spinale C4. In questo caso i sottilissimi cavi della BCI raccolgono i segnali elettrici nel cervello del paziente e li convertono in segnali analogici e digitali che le macchine possano comprendere. Il tutto viene trasmesso a un dispositivo governato da algoritmi di AI con apprendimento automatico che li interpreta in segnali elettrici inviati agli stimolatori impiantati.

Di fatto il paziente pensa a ciò che vuole fare e questo sistema fa in modo che traduca l’intenzione in un movimento controllato dal computer.

Cosa succede adesso

Adesso resta da vedere quanto bene avvenga questa traduzione: le procedure di impianto si sono svolte senza intoppi – dicono – mentre adesso si starebbe lavorando col paziente per fare in modo che riesca a controllare il sistema in modo da recuperare il movimento di braccia, mani e dita. A tempo debito saranno condivise maggiori informazioni e, se continuerà a dimostrarsi promettente non è escluso che possa essere commercializzato entro la fine del decennio.

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