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ApplePc ci prova ancora

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ApplePc torna on line. Il sito del primo produttore di cloni non autorizzati italiani è tornato visibile dopo un week end di stop. “Accesso temporaneamente sospeso per superamento della quota”, diceva, in inglese, il provider dove è collocato il sito (registrato presso alle isole Tokealu) della società  italiana che vende “macchine totalmente identiche nelle funzionalità  ai computer venduti dalla casa di Cupertino”. A mandare oltre i limiti di banda la home page di “Informatica Ingegneria” (questo il nome della realtà  in oggetto), è stata, assai probabilmente, la segnalazione di Macitynet che dedicando all’argomento un articolo lo scorso giovedì, ha dirottato qualche migliaio di curiosi verso la pagina web dove mele morsicate, riferimenti a gogò all’hardware di Apple e promesse di compatibilità  con Mac Os X erano disponibili in buona quantità .

Erano… Imperfetto d’obbligo, perché dalla ricomparsa sulla rete avvenuta questa mattina, ApplePc ha eliminato dal suo sito ufficiale (ma non da quello che si trova alla radice dell’host) qualcuno di quegli elementi (come le non proprio fantastiche, graficamente, mele color oro appiccicate sul case dei computer in vendita) che indirizzavano la mente ed il cuore alla società  di Steve Jobs. Qualche ritocchino che dovrebbe rendere più chiara la strategia commerciale di Informatica Ingegneria si nota anche altrove, ad esempio dal consiglio buonistico-legalista “Comprate sempre software originale: noi non vendiamo né installiamo Os X e/o altri programmi” che sostituisce i riferimenti alla “grandiosamente ricca Suite Software installabile: Mac OSX 10.5.2, Final Cut Studio 2, MS Office 2008, Adobe Photoshop CS3, Toast Titanium 8, Aperture, Skype ed ogni altro software per MAC”. Ora di “ricco” c’è solo “la dotazione di porte I/O di serie”. Se ne va, infine, anche il numero di cellulare a cui rivolgersi per avere informazioni e appare una mela Braeburn, lucida e splendente.

La pulizia è, evidentemente, mirata ad un solo scopo: evitare di incorrere negli strali degli avvocati di Cupertino. Che poi questo basti ad evitare uno tsunami di carte bollate, se l’intenzione della Mela è quella di usare il pugno di ferro, è dubbio.

I riferimenti ai marchi registrati della Mela sono ancora tutti lì, a cominciare da un nome di dominio decisamente scivoloso sotto il profilo legale; ancora lì è volontà  di presentarsi come produttori di una alternativa (chiarita anche dal nome Mac,Pro.Pc) ai computer Apple e di offrire hardware “compatibile” con il sistema operativo di Cupertino. Resta, a nostro giudizio, spinoso anche il fatto che ApplePc continui a proporre una soluzione commerciale che spinge i clienti finali a contravvenire a quanto scritto nell’Eula di Mac Os X dove viene esplicitamente definita come vietata l’installazione del sistema operativo Mac Os su hardware non Apple.

Certo, al contrario di Psystar Informatica Ingegneria non preinstalla Mac Os X, ma il fatto che, come ci ha confermato un nostro lettore, la soluzione per “installare e far girare l’OSX 10.5.5 ORIGINALE, senza nessuna modifica”, sia un CD con software, probabilmente, reperito su Internet, suscita altre domande e, potenzialmente, altri problemi, specie se in quel CD si trovano le soluzioni sviluppate dal team indipendente che fa riferimento a Netkas.

L’hacker russo creatore dell’emulatore di EFI che ha il pregio di permettere l’utilizzo di un Mac Os X non modificato, come scritto da Macity nei giorni dell’esplosione del caso Psystar, aveva esplicitamente proibito l’utilizzo del lavoro suo e del suo gruppo per ragioni commerciali. La licenza, riscritta, diceva chiaramente che: “la redistribuzione e l’uso in forma binaria per una distribuzione diretta o indiretta a scopo commerciale, con o senza modifiche, è strettamente proibita”. E non c’è dubbio che se in quel CD distribuito da ApplePc c’è l’emulatore di Efi di Netkas, questo viene distribuito a scopo commerciale.

Insomma: ApplePc ci sta provando e non molla, ma viaggia su un sentiero largo quanto la lama di un rasoio e che presto potrebbe anche divenire minato quanto la foresta cambogiana. Se infatti, per ora dalla filiale italiana di Cupertino, consultata dalla nostra redazione, nulla trapela se non uno strettissimo “no comment”, è pressoché certo che fin dal nostro articolo di giovedì scorso, l’obbiettivo (o se preferite il mirino) sia stato puntato in direzione di ApplePc e il conto alla rovescia, partito.

Se fossimo nei responsabili di ApplePc cominceremmo a tenere giù la testa e non penseremmo troppo positivo nè… differente

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