Un serissimo problema di carattere economico e uno svantaggio per i clienti. Gli APR Italiani sono in un tempo preoccupati, amareggiati e anche arrabbiati per la decisione di Apple di togliere dalla loro disponibilità la AppleCare, decisione caduta nel mezzo di un clima che, non da oggi, non è esagerato definire di alta tensione tra la Mela e i rivenditori autorizzati.
«In questi ultimi anni le condizioni per operare nel mondo Apple – ci dice Dario Conti, amministratore delegato di Data Port, il più antico rivenditore italiano – sono andate costantemente peggiorando, in parallelo con il loro successo. Ci hanno tagliato margini e tolto prodotti e questo mentre ci facevano concorrenza diretta a condizioni per noi impossibili. Ora arriva anche questa tegola, dopo che per anni ci hanno letteralmente inondato di sollecitazioni per vendere le AppleCare per le quali c’erano bonus ed incentivi come per nessun altro loro prodotto. Per noi si tratta di un danno enorme, dal punto di vista economico, in quanto l’AppleCare godeva di un margine del 30%, impensabile per ogni altro prodotto Apple, ma anche perché si tratta di un servizio che alcune realtà, come scuole e aziende richiedono esplicitamente e che non troveranno più e questo è uno svantaggio per noi e anche per chi serviamo».
Problemi seri, secondo Conti, arriveranno anche per i clienti consumer: «Perché in precedenza potevamo consigliare loro di comprare la AppleCare in maniera tale da avere per due o tre anni una copertura vasta, che consentiva di andare ovunque per far riparare i prodotti anche non nel negozio dove li avevano comprati. Ora chi sarà al secondo anno di garanzia, indistintamente, sarà obbligato a far riferimento al rivenditore e dovrà quasi certamente anche combattere».
Il perché ce lo spiega un secondo, arrabbiatissimo, responsabile di una importante catena di APR italiani che vuole restare anonimo: «Apple da tempo è diventata molto rigida ed esigente quando c’è una riparazione al secondo anno di garanzia, in pratica o il cliente ha comprato da noi o da Apple, oppure va nel negozio dove ha acquistato, oppure paga. Spesso arriva gente che ha comperato invece in un negozio che magari non c’è più o che ha scarsa competenza sul mondo Apple e alla fine questo cliente con un guasto al secondo anno finisce per essere costretto a sborsare di tasca sua. In precedenza Apple era invece molto più morbida e quando c’era l’AppleCare non c’erano addirittura problemi». Anche questa seconda catena di APR finirà per avere un danno economico ingente: «La nostra percentuale di APR vendute era del 42% sui Mac e del 30% sugli iPad, ora salutiamo e non rivedremo più questi soldi. Si tratta di un’altra cosa che non si vende e un altro danno dopo l’impossibilità di vendere iPhone, la mancanza di iPad 4, i pochi iPad mini e gli iMac che non ci sono. Fare questo lavoro è sempre più difficile: a volte penso che Apple voglia la distruzione della sua catena di vendita commerciale indiretta».
Quantificare il danno a consuntivo dalla perdita di AppleCare è impossibile perché «Apple ci dice che dobbiamo spingere su altri prodotti nuovi come iPad mini – aggiunge Conti – con i quali dovremmo recuperare i margini persi con la mancanza di Apple Care, ma per recuperare il margine netto che derivava dalle vendite di Apple Care che non venderò più, dovrei vendere 1500 iPad mini in più di quelli che avrei venduto in precedenza».
C’è meno preoccupazione economica, ma comunque malumore anche presso un’altra catena di APR che opera nel nord del paese: «Per noi non si tratta di un grave danno: l’AppleCare è stata promossa in passato – ci dice il responsabile delle vendite – e in alcune occasioni è andato anche bene, ma non è un prodotto di punta. Il problema più che noi ce l’avranno i clienti che lo cercano, perché penso che sia molto difficile che una volta comprato un Mac da noi vadano a comprarsi la AppleCare in un negozio Apple o su Internet. L’Apple Care è un prodotto che va spiegato e il cliente comune non lo compra di sicuro in rete, né si prende la briga di andare a comprarselo in uno degli Store Apple». Quindi anche Apple è, almeno in parte, vittima della sua decisione ma allora perè ha deciso di ritirare la Apple Care dai negozi?
«Mi pare semplice da capire – ci dice Conti – Apple con i problemi che ha avuto, vuole ora il controllo completo dell’informazione. In passato qualche furbetto per venderla ha provato a confondere le acque, cercando di convincere i clienti con informazioni false o incomplete. Apple non vuole più correre questo rischio e vende il prodotto su Internet, dove ci sono spiegazioni che sicuramente sono state concordate con gli avvocati, oppure nei suoi negozi dove ha i suoi commessi. In fondo devo dire che da questo punto di vista non ha tutti i torti: la pressione che gli ha messo addosso l’Antitrust è enorme e probabilmente ha pensato che il gioco non vale la candela».
Qualche colpa, dunque, pare avercela secondo i rivenditori anche l’Antitrust: «Certo che l’ha – dice un altro titolare di una catena APR sempre collocato nel nord – questa operazione ha aumentato la trasparenza a beneficio del cliente ma è stata condotta senza considerare che ora un grande numero di clienti non potrà più avere tre anni di garanzia a pagamento; in più spingendo Apple su posizioni estreme obbligherà tanta gente a pagare per il secondo anno di garanzia e i rivenditori a rinunciare ad una buona fetta del loro fatturato e del loro profitto. Quando si aprono alcuni fronti si deve sempre considerare le conseguenze e questa volta non è stato fatto».
Ora le opzioni per i clienti di acquistare il pacchetto di assistenza sono poche, ma non del tutto sparite. Oltre che presso Apple Store on line e presso gli Apple Store Italiani, è anche sempre possibile comprare AppleCare all’estero oppure presso rivenditori on line come Amazon, per questo c’è chi, come Conti, ritiene che il provvedimento non sia definitivo: «I nostri contatti in Apple Italia sono stati stupiti quanto noi da questa iniziativa, anche perché in altri paesi europei non è stata assunta nonostante siano in atto procedure antitrust come quelle italiane. Io penso e spero che quando la vicenda sarà chiarita in tutta la sua interezza Apple tornerà sui suoi passi. Purtroppo però con Apple le cose non sono mai scontate e non c’è mai una visione chiara sulle loro strategie. Tutto quel che possiamo fare, in questo come in altri casi, è aspettare le decisioni dall’alto e subirle, anche se queste pesano sul nostro mercato e sulle condizioni che pratichiamo ai nostri clienti».