Vi è mai capitato che i dipendenti di un negozio vi accolgano con grandi sorrisi, applausi, complimenti e slanci di affetto del tutto mediterranei, grandi pacche sulle spalle, strette di mano, abbracci? E vi lascino anche un regalo per essere venuti a trovarli?
Se non vi è mai successo, vuol dire che non avete mai partecipato all’apertura di un Apple Store. Non conoscete il piacere di alzarsi presto la mattina e godere dello stato di attesa di essere tra i primi ad entrare, toccare, vedere. La stessa sensazione di sacrificio ripagato che si ha beandosi delle prime luci dell’alba al mattino, magari da un posto in cui si è faticato pure a raggiungere.
I primi quattro posti, stavolta, giocano in casa: sono degli studenti universitari di stanza nella Capitale. Un’alzataccia tutto sommato non particolarmente pesante ed eccoli in pole position per primi dietro il nastro di partenza.
Infiltrati, entrati di straforo, saltati i cordoni della sicurezza, i primi in qualche modo sono riusciti ad intrufolarsi nel corridoio ed aspettano spasmodicamente il loro turno, osservando, dall’altro lato del vetro, gli Apple Genius, i dimostratori, gli addetti che ballano a ritmo di musica.
Mentre le lancette scorrono, la fila si allunga. Dapprima ordinatamente, poi, quando alle ore 9 si aprono i cancelli del centro commerciale scatta la seconda ondata. Gli altri appassionati si trasformano in centometristi sorpassandosi più volte per i corridoi, neanche fosse in palio una medaglia olimpica.
In pochi secondi la folla si decuplica. Persino i presenti non interessati si fanno contagiare. Regna uno stato di allegria mai visto in un negozio che non regala, vende. Tanto da indurre i passanti scettici a chiedersi cosa stia accadendo. “Regalano computer?” – domanda un ragazzo stupefatto dall’accalcamento che non ha eguali nelle altre decine di negozi del centro.
Nella multiconfusione succede davvero di tutto e la rete AirPort condivisa fa il resto. Ad ogni gruppo di persone che solca il terreno romano di Apple, viene tributato un lungo applauso, omaggiata la maglietta celebrativa, un piccolo ma significativo gesto di amicizia.
Diametralmente opposto a quello che accade il primo giorno di apertura dell’ipersupermegaPCshop, in cui il massimo che si possa ottenere è un paio di tartine salate al buffet, una calca indecorosa per riuscire a mangiare quanto più possibile ed una coltellata di plastica nella schiena se non ci si sbriga a cedere il posto di fronte alle pizze.
Si percepisce anche da questo come sia fondamentalmente diverso il sentimento che anima i presenti: tocchereste mai il vostro Mac con le mani unte? Il tutto sotto lo sguardo inacidito-infastidito dei proprietari i quali aspettano solo che la massa di fastidiosi sgombri, del tutto casualmente non appena finiscono le alimentari provvigioni …
Qui, all’AppleStore, invece, la cosa sorprendente è che tutti si sorridono, pur non conoscendosi. La visione dei sacchettini della spesa con la meletta scatena un effetto domino nei presenti: sguardi di approvazione si incrociano. “Hai ceduto anche tu” ed un sorriso, un grazie.
L’afflusso continua per diverse ore. Steve Cano in persona, il responsabile della divisione Apple Store internazionali, prosegue ad incitare chi varca la soglia. Il sogno collettivo di essere più vicini a Cupertino è ora a ROMAEST.