Giovedì la Copyright Royalty Board (CRB) stabilirà se accogliere o meno la richiesta dall’associazione degli editori musicali di aumentare la percentuale corrisposta agli artisti da 9 a 15 centesimi. Se l’aumento verrà approvato Cupertino dichiara che iTunes non sarà più profittevole per Apple e che ne potrebbe essere decisa la chiusura.
La minaccia di chiudere iTunes è stata espressa da Eddy Cue, responsabile di iTunes, in un documento sottoposto alla CRB l’anno scorso, in relazione all’aumento del prezzo di 99 centesimi per ogni singolo brano scaricato. La minaccia di chiudere iTunes è contemplata dal manager Apple anche nel caso in cui Cupertino fosse costretta a farsi carico di un incremento delle royalty.
“Se iTunes Store fosse costretto ad assorbire qualsiasi incremento nel tasso delle royalty, il risultato sarebbe quello di aumentare la probabilità di operare in perdita, il che non rappresenta una alternativa”. Ricordiamo che le dichiarazioni di Eddy Cue risalgono all’anno scorso: Cupertino non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali recenti riguardo alla vicenda.
Ricordiamo che dei 99 centesimi del costo di un brano, solo 29 centesimi rimangono ad Apple mentre 70 centesimi sono girati alle case discografiche, che a loro volta pagano agli artisti 9,1 centesimi per il diritto di autore. Fortune nota che né Apple né le case discografiche sono disposte a farsi carico dell’incremento delle royalty su cui la CRB deciderà entro giovedì, generando così una situazione particolarmente tesa.
L’associazione delle case discografiche RIAA continua a registrare cali nelle vendite dei CD, il 20% solo nello scorso anno, mentre nello stesso periodo le vendite di album digitali sono cresciute del 46%. Intervistato da Fortune, David Israeli, presidente della National Music Publishers Association dichiara di essersi opposto a qualsiasi tentativo da parte di Apple e delle etichette musicali sue associate per stabilire un tasso fisso per le royalty, aggiungendo che: “Apple desidera vendere canzoni a prezzi contenuti per vendere iPod. Noi non guadagnamo un penny sulla vendita di un iPod”.