Un mercato alla volta, come se fossero ciliegine. Otto anni fa era iniziato come se fosse un semplice lettore musicale e disco esterno per archiviare informazioni. Grosso secondo gli standard di oggi e relativamente poco capiente, l’iPod di fine 2001 prometteva di essere un nuovo, costoso apparecchio per tutti, ma solo se utenti Mac.
Poi, nel tempo si è affinato: migliorata l’interfaccia fisica, aumentata la capienza, arrivata la compatibilità con il Pc e soprattutto nato iTunes Music store, oggi solo iTunes store a sottolineare la profondità della trasformazione. E tanti altri modelli “piccoli” (shuffle e nano), e infine quelli touch, poco dopo l’uscita sul mercato dell’iPhone prima generazione.
La storia degli iPod è quella di un successo da paura, come si dice: 80% del mercato, adesso il 70 e passa. Controllo del settore della musica online, praticamente anche del cinema e della televisione. E non smette di crescere. Addirittura, nonostante sia molto poco citato, è caratteristico il fatto che iTunes sia anche la piattaforma di elezione per i contenuti autoprodotti dagli utenti, cioè i podcast. Tutto passa dai server di Cupertino, si potrebbe dire.
E con l’arrivo di iPhone 3G e quindi della versione 2 del sistema operativo per iPhone e iPod touch, alla piattaforma iTunes store si è aggiunta quella App Store. E dentro questa, una valanga di programmi distribuiti da Apple con la sua soluzione (i server fanno tutto il gioco, gli utenti che programmano devono solo farsi la loro home page, se vogliono, e poi mettere dentro i programmi che al 70% se a pagamento producono fatturato a loro e al 30% ad Apple). E in questa valanga, c’è di che stupirsi: nonostante gli annunci, fatti a suo tempo e un paio di volte negli ultimi anni anche per il Mac, la promessa dei giochi. Tanti giochi. Solo che per iPhone stanno arrivando.
Non è dato sapere quanti download a pagamento e quanti di intrattenimento videoludico ci sono stati in quell’impressionante mole di 100 milioni, che grava alla grande sui circa 10 milioni di iPhone venduti (più gli iPod touch aggiornati a 2), in cui potenzialmente già oggi 65 milioni di carte di credito attive su iTunes store possono andare a pascolare.
Ma una cosa è chiara: il futuro di Apple è quello di cercare di infilarsi tra i grandi del gaming su apparecchi portatili. La strategia è quella di coprire il “buco” lasciato nel mercato dei telefoni cellulari, dove storicamente neanche Nokia (con il suo Ngage) è riuscita ad imporsi, nonostante i numeri impressionanti. I dominatori non telefonano: sono Nintendo con Ds e Sony con Psp, più la grande legione sempre di Nintendo che ancora oggi utilizza Game Boy e Game Boy Advance. Apple telefona o comunque si connette in modo semplice con il Wi-Fi (iPod touch) e soprattutto permette di acquistare e scaricare facilmente i giochi direttamente dall’apparecchio. Digital delivery, consegna elettronica, che azzera i costi di produzione e consente a tutti, a partire dal piccolo sviluppatore indipendente sino a quello grande e danaroso, di competere a costi molto bassi su un mercato globale.
I prezzi sono di pochi centesimi o di un paio di euro, ma per i giochi si arriva anche alla decina. Perché sono i veri prodotti premium. E se molti sono un po’ delle fetecchie, alcuni a pagamento e alcuni gratuiti sono qualcosa di più di un semplice passatempo. Se arriveranno anche i grandi produttori caratteristici delle console, portando i titoli quelli veri dentro questo mercato, cioè i giochi di ruolo, quelli di abilità ed avventura, quelli nuovi per la famiglia, allora la rivoluzione sarà fatta: Apple sarà riuscita ad entrare dentro il mercato delle console da passeggio. Un altro mercato sotto l’ala di Cupertino.