Una cosa che c’è, non si vede ma si usa tutti i giorni. E l’avvertimento che siamo di fronte a un lavoro in corso, dove riuscire bene e arrivare alla meta prefissata, ha bisogno di tempo, come insegnava Esopo nella favola “La lepre e la tartaruga”.
Sono questi i due pilastri con cui Apple intende iniziare a costruire la sua piattaforma di Intelligenza Artificiale AI e a partire dai quali la introdurrà durante la conferenza degli sviluppatori WWDC
Dell’argomento parla il solito Gurman in Poweron, la sua “omelia” domenicale sul futuro di Apple. Si tratta di un articolo dal quale emergono qualche trascurabile novità (icone personalizzabili e emoticon creati al volo) e cose arcinote (integrazione nelle app di base distinzione tra funzioni “on device” e svolte da server) che deriveranno dall’adozione dell’Ai.
Mettendo insieme i pezzi però, quel che si coglie è il senso complessivo di tutto lo sforzo. Partita in ritardo sull’Intelligenza artificiale, in difficoltà nel trovare partnership a tutto campo, preoccupata di non dare troppa rilevanza agli accordi che dovrà comunque necessariamente trovare, Apple si rivolgerà alle funzioni pratiche, cose che la gente usa davvero, per lasciare i fuochi artificiali ad altri.
Uno dei punti di partenza sarà, appunto, integrare l’Intelligenza artificiale dentro sistema operativo per creare riassunti smart delle notifiche di giornata, dare alle applicazioni automazioni, sunteggiare pagine Internet, notizie, documenti, ritoccare foto e compilare, magari, moduli e fogli di calcolo.
Far diventare Siri più collaborativa e flessibile, in grado di interagire più naturalmente con l’utente sarà un’altra priorità. Poi arriveranno anche trascrizioni di memo, ricerche veloci e uno Spotlight più affidabile.
L’idea, come accennato, è di creare funzioni che diventano parte integrante di quel che facciamo tutti i giorni con iPhone o Mac e che useremo quasi senza accorgercene. Allo stesso tempo Apple dovrà minimizzare l’impatto pratico, oltre che quello di immagine di una società per anni all’avanguardia, ma ora ritardo, che ha accumulato rispetto ai protagonisti del settore: Microsoft e Google. Concorrenti si sgomitano, spesso incespicano a volte barcollano e spesso rischiano, ma che corrono.
La cosa potrebbe funzionare, oppure no.
La strategia AI di Apple prima della WWDC 2024
Da una parte Apple dimostrerà chiaramente di essere alle spalle dei concorrenti perché se è vero che queste cose Mac e iPhone non le hanno mai fatte, i dispositivi dei concorrenti li fanno da tempo.
Dall’altra parte Apple potrebbe presentare queste funzioni come parte di un sistema in evoluzione, sottolineare la sua attenzione per la privacy e il rispetto degli utenti che la rendono cauta e più prudente di altri concorrenti. Andare più piano per andare più lontano e magari arrivare anche prima, insomma, come la Tartaruga di Esopo.
Resterà il problema di dare evidenza a tutto questo sforzo e qui Apple è disarmata. Non ha la possibilità di creare un chatbot in casa e non esiste modo di evitare di presentarne uno. Si tratta di una funzione che tutti si attendono e che per molti è il sinonimo stesso di “Intelligenza Artificiale”.
Anche se in Apple ci sono manager, dice Gurman, che sono filosoficamente contrari ad un chatbot, i lavori per farne uno sono in corso. Nel frattempo ci si accontenterà di qualche forma di parnership per la quale in prima fila c’è OpenAi che ha quello che viene considerato il miglior sistema di intelligenza generativa nel campo discorsivo.
OpenAi potrebbe però essere solo una delle opzioni nel campo dei chatbot. Gemini di Google potrebbe essere offerto, magari più avanti, come opzione. Il discorso era stato avviato alla fine dell’inverno ma poi sarebbe stato congelato ma non chiuso.
In questo scenario che vede Apple rincorrere, Cupertino ha però un asso nella manica: le centinaia di milioni di fruitori dei suoi dispositivi, una sterminata platea che trasformerà Cupertino dalla sera alla mattina nel principale fornitore di servizi di intelligenza artificiale.
E questa potrebbe essere la vera arma segreta a disposizione di Apple, qualcosa su cui altri non possono contare e che porterebbe alla fine molte delle considerazioni fatte fino ad oggi.