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Abbiamo un sogno: Apple Watch e iPhone separati in casa

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Cosa serve per rendere il piccolo computer da polso un vero e proprio computer a tutti gli effetti? Un computer autonomo, che non ha bisogno di un iPhone a cui essere appaiato per funzionare e per installare le app, gestire gli aggiornamenti e varie altre funzioni?

Innanzitutto serve una interfaccia per comunicare con il suddetto telefono che superi la dimensione lillipuziana dello schermetto pensato per guardare l’ora e leggere qualche informazione ma certamente non per interagire a lungo con un sistema più complesso e per di più connesso in rete. Per questo ci vuole, insomma, una Siri potente e che funzioni bene.

A questo evidentemente Apple sta puntando da tempo e risultati sono un costante miglioramento, la garanzia della privacy ma anche dei dispositivi e delle periferiche sempre più orientati all’uso dei comandi vocali intelligenti di Siri. L’ultimo esempio in questo senso sono le AirPods 1.5, che sono praticamente un accessorio irrinunciabile non solo per chi oggi ha un iPhone, ma anche e soprattutto per chi domani avrà un Apple Watch. Magari, solo un Apple Watch.

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I fly solo

Apple Watch autonomo: vorrebbe dire tagliare il cordone ombelicale con iPhone. C’è ovviamente una valutazione di tipo commerciale: in questo momento Apple Watch è visto come un accessorio da vendere a chi ha un iPhone. Una aggiunta. Ma è talmente cresciuto che potrebbe tranquillamente diventare un apparecchio a se stante. Un apparecchio che si vende a prescindere che il possessore abbia un iPhone. Anzi, potrebbe diventare il punto di entrata nell’ecosistema Apple così come negli anni passati è stato per iPhone. Ti compri l’orologio, ti fai un account iCloud, lo configuri parlandogli e via, sei dentro!

Ma per arrivare a questo serve innanzitutto la possibilità di comprare app e aggiornare il software direttamente dall’orologio. Serve un App Store per l’Apple Watch, insomma, e di questo si parla tra i rumors che circolano in rete in questi giorni relativamente alla WWDC19. Una delle cose insomma che ci potremmo aspettare.

Altro passaggio sarebbe una serie di nuove funzionalità pensate per i messaggi, per la lettura – anzi l’ascolto – dei libri, per i Promemoria, per la mail ristrutturata e riorganizzata, per Screen Time, per il tracking di varie cose: dalla salute al ciclo femminile, dall’orario in cui prendere le pillole alla gestione del proprio profilo biomedicale (pressione, battito cardiaco, elettrocardiogramma etc). Tutte funzioni che dovrebbero trovare una sponda all’interno di un futuro Apple Watch.

(Ci saranno anche probabilmente novità estetiche relative a nuovi quadranti: ad esempio uno stile California molto apprezzato nel mondo dell’orologeria tradizionale e altri che portano una maggior leggibilità nella presentazione delle informazioni che l’orologio è in grado di raccogliere).

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Cosa ci aspetta in autunno

Dopo le novità del sistema operativo dell’orologio, la successiva domanda sarebbe abbastanza ovvia: cosa ci possiamo aspettare dall’hardware?

Un Apple Watch molto più potente e con una autonomia di batteria ancora maggiore, e magari con una tecnologia che permetta di vedere l’ora senza dover sempre accendere il quadrante spento.

La connessione 4G già c’è, con la e-sim che richiede uno sforzo da parte degli operatori. Ma questo era un pre-requisito per poter immaginare un Watch autonomo, che funziona da solo. E che permette di gestire le funzioni chiave – leggere e scrivere messaggi dettandoli, ascoltare libri, gestire le cose relative a salute e benessere, ricorrenze, le note e gli appuntamenti oltre ai Promemoria e agli aggiornamenti – creando una categoria di prodotto assolutamente autonomo e innovativo.

Premesso che chi scrive si comprerebbe subito un apparecchio del genere, bisogna dire che si tratterebbe della logica evoluzione a cui la miniaturizzazione dell’informatica ci sta portando. In pratica, la potenza di calcolo, la connettività, l’autonomia e l’interfaccia naturale per poter dialogare attraverso il proprio orologio, aggiungendo una serie di informazioni che altri apparecchi non indossabili non sono in grado di raccogliere.

Difficilmente questo sarà l’orologio che vedremo arrivare il prossimo autunno, anche se sarebbe quello che vorremmo che arrivasse il prossimo autunno (è escluso che Apple presenti un Apple Watch alla WWDC19). Invece, sarà probabilmente l’orologio che avremo tra un anno e mezzo. Ma il software si deve incamminare prima, per costruire il ponte che legherà il prossimo hardware ai suoi appassionati e potremmo vederne traccia nel prossimo watchOS già direttamente a Giugno.

La scelta di Apple, se sarà questa, seguirà un ragionamento molto semplice, e cioè che, dopo aver riempito le tasche e le borse di 1,4 miliardi di persone con gli apparecchi iOS (iPhone e iPad), adesso ci sono almeno il doppio se non più polsi liberi del mondo che attendono solo di essere connessi con l’apparecchio smart giusto. Sarà l’Apple Watch? Non lo sappiamo. È certo però che la strada sarà quella e che Apple è in pole position.

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