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Apple vuole costruire una propria infrastruttura cloud per paura dello spionaggio

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Stando a quanto riporta il sito The Information, Apple vuole costruire in proprio la sua infrastruttura cloud per superare varie limitazioni nei servizi che ora propongono aziende di terze parti ma soprattutto per impedire il verificarsi di problematiche che hanno a che fare con la sicurezza. Al momento la Mela non può rinunciare a servizi offerti da Amazon, Google e Microsoft ma il progetto “McQueen” prevede non solo la costruzione di data center, ma anche la costruzione di dispositivi e sistemi di rete che un giorno potrebbero permettere agli sviluppatori di eseguire applicazioni via web, sulla falsariga di quanto possibile con Amazon Web Services, la Cloud Platform Google o con Microsoft Azure che mettono a disposizione funzionalità per clienti come Spotify, Instagram o Snapchat (solo per citarne alcuni).

Apple avrebbe riscontrato delle carenze nei dispositivi di rete di Cisco, HP e Cumulus, elementi che non si sono rivelati in grado di soddisfare le sue esigenze con la crescita costante di nuovi utenti. Oltre a queste problematiche, Apple vuole anche bloccare tentativi di intromissione nel sistema da occhi indiscreti. La Mela sospetta che server ordinati a suoi fornitori tradizionali possono essere stati modificati integrando vulnerabilità e backdoor. Apple avrebbe avuto dei sospetti, al punto da fotografare e chiedere ad alcuni fornitori indicazioni sulla funzione di ogni singolo chip presente sulla scheda madre di vari componenti usati nelle sale server.

Appleinsider ricorda che nel 2015 Cisco (uno dei più importanti produttori di apparecchiature di rete al mondo) ha dovuto inviare server e router a indirizzi fittizi per eludere i tentativi della National Security Agency (l’agenzia di sicurezza nazionale americana capofila di una serie di programmi di controllo e monitoraggio delle comunicazioni digitali) di intercettare e manipolare i suoi dispositivi. Nel 2014 Edward Snowden rivelò come l’NSA intercettasse apparecchiature come server e router nella fase di invio ai clienti, manipolandole e integrando backdoor (porte di accesso secondarie) che consentivano il controllo da remoto. Addetti dell’unità TAO (Tailored Access Operations) dell’NSA intercettavano i pacchi, modificando i dispositivi, rispedendoli a ignari destinatari e ottenendo accesso a reti e dati di utenti in tutto il mondo. Cisco non è l’unica azienda per la quale sono stati scoperti dispositivi di rete manipolati ad arte. Recentemente anche nei firewall di Juniper Networks è stata individuata una backdoor che era attiva da almeno tre anni. Tra i clienti dell’azienda in questione, i dipartimenti di Difesa e Giustizia, l’Fbi e il ministero del Tesoro USA.

Nell’attesa che Apple pensi a come cautelarsi da simili eventualità, non può fare altro che sfruttare dispositivi e servizi di rete di terze parti. Ammesso che deciderà di fare davvero da sola, passeranno probabilmente anni prima che riesca a mettere insieme le infrastrutture e le expertise necessarie.

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