Ieri Apple ha testimoniato alla commissione Giustizia della Camera sulla questione cifratura che la vede contrapposta all’FBI per la nota vicenda dell’iPhone di San Bernardino che ha portato l’azienda a non onorare l’ordine di un tribunale federale che vuole obbligarla a creare un firmware ad hoc per sbloccare il dispositivo.
Il direttore dell’ufficio legale di Cupertino, Bruce Sewell, dopo la lettura di una dichiarazione scritta, ha risposto alle domande dei membri della commissione cercando di far comprendere le implicazioni dell’argomento in discussione.
Nel suo intervento Apple ha evidenziato il diritto di creare, gestire e proporre metodi di cifratura forti ai propri clienti, posizione per la quale ha l’appoggio dei vari big del settore, esperti di sicurezza e gruppi per la difesa dei diritti civili.
Sewell ha evidenziato che la richiesta della polizia federale è una violazione della libertà e della privacy e che allo stesso tempo potrebbe creare un precedente attraverso il quale ottenere altre richieste in futuro.
“Noi stessi lottiamo contro criminali, cyber terroristi e hacker” ha detto Sewell, spiegando che Apple ha creato un ambiente sicuro ed efficace per i suoi clienti in considerazione di minacce di questo tipo.
Susan Landau, professoressa del Politecnico di Worcester, ha ribadito le affermazioni di Sewell, spiegando che la creazione di una falla intenzionale nel sistema è una scelta pericolosa che potrebbe finire nelle mani sbagliati di organizzazioni criminali, hacker e anche governi i quali avrebbero la possibilità di accedere ai dati riservati di milioni di possessori di smartphone. Landau sostiene che le forze dell’ordine dorebbero sviluppare in proprio migliori strumenti di analisi forense, ritiene altresì che l’FBI e altri inquirenti hanno la necessità di fare evolvere le metodologie investigative risolvendo problemi del ventunesimo secolo che non posso essere affrontati con metodi investigativi del secolo scorso, un riferimento a quanto dichiarato dal capo della polizia federale James Comey che ha testimoniato a parte nella stessa giornata e che ha ammesso che la richiesta creerebbe un precedente.
Alla serie di domande davanti alla commissione Giudiziaria della Camera, i rappresentanti di Apple hanno risposto in modo puntuale ma non sono mancate polemiche. Il repubblicano Trey Gowdy ha ad esempio puntualizzato che, contrariamente all’FBI, Apple non ha proposto normative potenziali: “Apple ha semplicemente lamentato una carenza nella giurisprudenza americana, senza offrire suggerimenti con una possibile soluzione”; ache il repubblicano Jim Sensenbrenner, auto proclamatosi falco della privacy, ha detto che senza una misura correttiva proposta, Apple lascia l’intera decisione sulla questione nelle mani del Congresso. “Posso dire che non credo vi piacerà quello che deciderà il Congresso” ha aggiunto Sensennbrenner.