Un anno così, non ritornerà più. Forse. Di sicuro nel 2017 le cose per Apple sono andate molto bene, a partire dal fronte della telefonia mobile. E lo scivolone dei telefoni rallentati per preservare il funzionamento delle batterie usurate non incrina più di tanto un anno di record, riflessi appieno anche dall’assegno che Tim Cook ha ricevuto come valutazione complessiva della sua performance sul mercato.
Iniziato con i risultati della performance 2016 buona ma non eccezionale, Apple nel 2017 ha iniziato accelerando su tutti i fronti. E senza farsi cogliere, quasi sino alla fine dell’anno, in passi falsi sul fronte corporate. Infatti, a differenza delle varie Google e Facebook, considerate responsabili delle distorsioni generate dalle fake news e che hanno visto l’ipotetica complicità russa nel risultato sorprendente delle elezioni americane (con Donald Trump) oppure nel supporto ai gruppi di neo-nazisti negli Stati Uniti o per l’evasione fiscale (anziché l’elusione concessa dai regolamenti e dalle normative internazionali), Apple si è mantenuta relativamente in buon ordine. Tutto a posto, a parte appunto la scivolata sul tema del rallentamento di iOS.
Le due notizie di maggior rilievo sono iPhone 8 e ovviamente iPhone X, che celebra i dieci anni di apparecchi Apple. Tim Cook ha ribadito che il lancio di iPhone è stato quello di maggior successo di sempre, segnando nuovi record. Apple ha anche lanciato il nuovo Apple Watch Series 3 che ha permesso all’azienda di diventare il primo produttore di orologi al mondo (sperando la Rolex che aveva questa posizione l’anno scorso, con Apple al numero due). E ha messo a regime la produzione delle Apple AirPods, una delle tecnologie più amate nel corso dell’anno, un vero e proprio piccolo grande successo.
Apple poi ha rilanciato il Mac, con l’annuncio di un Mac Pro modulare che arriverà nel 2019 e soprattutto con i nuovi iMac, i nuovi MacBook e il nuovissimo iMac Pro, appena arrivato nelle case dei primi fortunati. Qualche ombra (non a tutti sono piaciuti i nuovi MacBook Pro: tastiera ultrapiatta 2.0 e solo porte USB-C) e molte luci, comprese i dati del terzo trimestre (4,39 milioni di Mac venduti, +10% anno su anno) e quelle che derivano dai costanti miglioramenti di macOS, tutt’altro che abbandonato nonostante le voci negative che si sono sollevate dopo che il creatore di Apple Script ha lasciato l’azienda. Anzi, con il progetto Marzipan trapelano indiscrezioni per la prossima WWDC che Apple stia lavorando a librerie e framework condivisi tra iOS e macOS.
Ci sono ovviamente ritardi e ombre: non tanto per iMac Pro che, come dicevamo, in zona Cesarini è arrivato. Invece, grandissima opportunità persa secondo gli osservatori con HomePod, annunciato, in lavorazione da anni, ma non ancora pronto per la prima serata e quindi rinviato a data da destinarsi nel 2018. In meno ci hanno fatto caso ma anche il sistema di ricarica wireless coordinato per iPhone, iPad, Apple Watch Series 3 (previo aggiornamento) e AirPods (previo acquisto di nuovo guscio contenitivo) è stato rinviato al 2018: poteva arrivare per Natale ma anche qui non ci siamo riusciti a vederlo.
Una voce strutturalmente non adeguata ai successi dell’azienda, almeno dal punto di vista di chi scrive, è Apple Tv che rimane purtroppo solo una costosa scatolina per fare streaming e anche qui con un sacco di limitazioni. Il software arriva, con le app, ma ci sono comunque troppi limiti ancora agli utilizzi: potrebbe essere il nuovo hub casalingo di uno stile di vita digitale, ma per adesso non sembra che sia così. Durante il 2017 sono anche mancati aggiornamenti per esempio alle basi senza fili AirPort Express e AirPort Extreme, inclusa la variante Time Capsule con fino a 3 Terabyte di storage. Apple aspetta oppure sta uscendo dal settore dei router di casa? Possibile che non abbia abbastanza risorse per studiare un buon prodotto capace di fare integrazione per la rete di casa, uno dei settori critici del futuro?
Nonostante iTunes inteso come app sia stato riorganizzato in meglio e messo in condizione di funzionare con più scioltezza, spostando negozio ed app, la realtà è che il sistema è ancora complicato, che Apple mantiene troppi servizi contraddittori, e che lo store Mac per le app è parecchio indietro rispetto alla sua controparte iOS. I servizi video e musica dovrebbero diventare streaming su abbonamento e basta, probabilmente. Le produzioni televisive sono in stallo mentre quelle musicali dei grandi concerti stanno cercando di cambiare pelle. La buona notizia invece è che lo store di app per iOS adesso ha un sistema di cura e di scrittura da parte dello staff di Apple che farà la differenza.
Anche iPad Pro ha visto i suoi momenti di gloria con il nuovo modello da 10.5 che cambia le carte per moltissimi utenti: perfetto in tutto, tranne che – avendo lo schermo di più di 9,99 pollici, fa scattare la soglia a pagamento di Microsoft Office: poco male, da tempo se ne può fare a meno.
Il 2017 sarà da ricordare anche per altri due motivi. Uno è storico: la fine dell’iPod. Apple infatti ha tolto praticamente qualsiasi riferimento al l’iPod dal suo store. È la fine di un mito, il grande successo che ha reso planetaria l’azienda a partire dalla fine del 2001.
L’altro è Apple Campus, l’astronave-madre voluta da Steve Jobs (la sua ultima apparizione in pubblico prima della morte fu proprio davanti al consiglio comunale di Cupertino per perorare la causa del complesso) che è stata inaugurata da poche settimane. Apple Campus è una delle vetrine di come lavorerà l’impiegato del futuro nonché uno dei campus più sexy di sempre da un punto di vista architettonico, curato con maniacale precisione fino al più piccolo dettaglio. Anche se le polemiche ovviamente non sono mancate, con alcuni programmatori che contestavano di dover lavorare negli open space.
Infine, dal punto di vista della leadership di Apple, Tim Cook nel 2017 è stato attivo come non mai. Ha visitato Firenze per quanto riguarda il progetto di informazione ai ragazzi delle scuole organizzato da quella città ed ha poi speso varie volte il suo tempo su Twitter o altrove per difendere i Dreamer, condannando razzismo, suprematismo bianco, donando due milioni di dollari contro gli odiatori della rete, collaborando con iniziative che hanno avuto a che fare con il sostegno di chi è stato travolto dalla sorte avversa, come a Portorico. Solo sul fronte della Cina, mercato di Apple da conquistare e riconquistare, la collaborazione con il regime di quel paese nel censurare le app non gradite dallo store è stato visto in maniera negativa. Ma, assieme allo scivolone delle batterie, come dicevamo, le due macchine di misura relativamente inferiore rispetto a un anno economicamente spettacolare e notevole dal punto di vista dei prodotti. Solo l’iPhone X sarebbe bastato, rimettendo Apple in vantaggio di due-tre anni sulla concorrenza ma, come visto, c’è stato molto, molto di più.