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Apple e TSMC, l’accordo che ha cambiato tutto è iniziato a cena

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Apple e TSMC sono partner inseparabili da anni ma pochi sanno che tutto è iniziato con una cena; la prima azienda progetta processori che la seconda produce nelle sue fab, destinati a milioni di iPhone, iPad e da tre anni anche su Mac. Il New York Times traccia un ritratto di Morris Chang, il 92enne fondatore del colosso taiwanese dei semiconduttori, e rivela un particolare che ha portato alla nascita di quella che è ormai una consolidata e solida partnership.

Nel 2017, Jeff Williams – il braccio destro di Steve Jobs – rivelò che l’avvicinamento tra le due aziende nacque durante una cena con i coniugi Chang. “Ero sicuro che avrebbero potuto esserci enormi possibilità se avessimo potuto utilizzare loro tecnologie all’avanguardia sposandole con le nostre ambizioni. E quello che oggi può sembrare ovvio non lo era allora, i rischi erano piuttosto rilevanti”, ha dichiarato in precedenza Williams.

Il New York Times rivela che nel 2010 Jeff Williams si mise in contatto con Sophie Chang, la moglie del fondatore di TSMC, che a sua volta era amica di Terry Gou, il fondatore di Foxconn. Il quartetto si incontrò a cena una domenica e il giorno successivo iniziarono i negoziati tra Apple e TSMC.

Morris Chang - Foto: Wikimedia Commons
Morris Chang – Foto: Wikimedia Commons

Apple all’epoca cercava un produttore per realizzare i chip per iPhone. Samsung, che fino a quel momento aveva lavorato per Apple, stava nel frattempo diventando un temibile concorrente e lavorare con i sudcoreani era una possibile arma a doppio taglio: ottima la capaictà produttiva, male la possibilità di far conoscere loro in anticipo su cosa stavano lavorando.

Morris Chang, che aveva già mostrato una impareggiabile maestria nell’industria dei chip negli Stati Uniti (arrivò negli USA a 18 anni, nel 1949 e dopo Harvard si trasferì al Massachusetts Institute of Technology dove consegui una larea in ingegneria meccanica), aveva capito che era più saggio lasciare agli altri la progettazione e occuparsi solo della fabbricazione. Non importa chi è il migliore sul mercato: TSMC, dopo investimenti da capogiro, era in grado di lavorare con chiunque avesse avuto bisogno di realizzare progetti ambiziosi.

La neutralità di TSMC (senza rischi che i concorrenti conoscessero in anticipo e copiassero sue idee) era ideale per Apple, ma le trattative durarono mesi. “Il contratto era molto complesso ed era la prima volta che eravamo alla prese con queste genere di problemi”, ricorda Chang.

Un giorno Apple decise di prendere una pausa di due mesi sui negoziati, e Chang ebbe il sentore di possibili interferenze da parte di Intel: volò a Cupertino per incontrare Tim Cook il quale lo rassicurò che eventuali accordi con Intel non erano un problema.

Intel Robert Noyce Bldg 3
Robert Noyce Building in Santa Clara, California, quartiere generale di Intel: foto Intel Corporation

Intel, riteneva insufficiente il prezzo che Apple era disposta a pagare per i chip di cui aveva bisogno per iPhone. Un errore e una decisione sbagliata, come ammesso tempo dopo da Paul Otellini, il defunto CEO di Intel:

«Quando Apple si presentò da noi, nessuno aveva idea di cosa fosse un iPhone e di quello che avrebbe fatto. Sapevamo solo che Apple era interessata a un particolare chip e che voleva pagarlo non oltre una certa cifra. Nemmeno un centesimo in più.

Ovviamente, quel prezzo era sottocosto e – dal punto di vista commerciale – nessuno poteva accettarlo. Ma ora, ripensandoci e vedendo come sono andate a finire le cose, posso dire che il prezzo che noi ritenevamo giusto era in realtà sbagliato, perché il volume di produzione è stato di 100 volte superiore a quello che pensavamo.

Da questa storia ho imparato una lezione: spesso, in un’azienda, amiamo circondarci di dati quando negoziamo, ma a volte bisogna prendere decisioni basate sull’istinto. Con Apple, il mio istinto diceva sì, ma poi vinse la ragione. Sbagliando.

Se Intel avesse accettato quella proposta, il mondo tecnologico sarebbe radicalmente diverso oggi».

chip a 10nm

Apple non ammetteva modifiche ai termini del contratto, con prezzi inferiori a quelli normalmente pagati da altri. Morris Chang riferisce che all’epoca comprese che la portata della partnership gli avrebbe permesso di ottenere un vantaggio tecnico sui concorrenti e che tutto doveva essere considerato a lungo termine. Più chip produceva TSMC, più migliorava e perfezionava i suoi nodi e capacità produttive.

Firmato il contratto con Apple, Morris Chang ottenne in prestito 7 miliardi di dollari per costruire le linee di produzione; oggi la produzione per conto di Apple rappresenta il 20% del fatturato di TSMC e l’azienda taiwanese mette a disposizione del colosso di Cupertino i nodi più avanzati.

TSMC è intanto cresciuta enormemente e sono previste nuove fabbriche in Giappone, USA, Germania e altre nazioni ancora, con sempre più partner che hanno bisogno dei suoi servizi: Qualcomm, AMD, Nvidia, Via e tanti altri ancora…

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