La causa in tribunale intentata da Monster contro Beats è costata la licenza per la produzione di accessori certificati MFi all’azienda americana, specializzata in prodotti per l’audio e l’alta fedeltà.
La vicenda, raccontata nel dettaglio dal Wall Street Journal, ha le sue radici in una antica querelle, che risale al momento in cui Beats e Monster erano alleate. Giunte ad una non pacifica risoluzione del patto, le due società erano andate in rotta di collisione, con Monster che accusava Iovine e Dr. Dre, di fatto, di avere operato in maniera truffaldina per escludere Noel Lee, CEO di Monster, dai profitti che sarebbero giunti da una eventuale cessione di Beat; per questo la vicenda è finita in tribunale.
Se Beats da sola altro non avrebbe potuto fare che risolvere la questione a suon di carte bollate e avvocati, Apple, ora proprietaria di Beats ha un potente maglio a disposizione: quello del diritto di licenza sugli accessori concesso a Monster che ora viene revocato. A far tempo dal 5 maggio, Monster non ha più diritto di costruire accessori MFi, Made for iPhone, iPad e iPod, e dovrà cessare la vendita in autunno. Apple infatti ritiene che la relazione non sia più «reciprocamente interessante», anche se è del tutto evidente che sia la causa legale la ragione della cancellazione del diritto di licenza.
Secondo Monster il passo di Apple costerà molto caro alle casse aziendali. Dei 4000 prodotti a listino, 900 hanno il marchio MFi; Cupertino ha ricavato dal mercato di Monster royalties per 12 milioni di dollari in 7 anni, ma chi pagherà il conto più salato è proprio Monster che perderà milioni di dollari, e sarà anche costretta, probabilmente, a mandare la macero imballi e a svendere prodotti.
«Quel che sta succedendo – dice il consigliere generale di Monster Paul Tognotti – mostra un volto di Apple che la gente non vede spesso: sono prepotenti. Hanno avuto una reazione eccessiva, non li abbiamo querelati direttamente, hanno solo ereditato la causa». Monster sottolinea che Apple si sta comportando in maniera diversa da quel che fa in altri casi in cui ha dispute aperte. Con Samsung, ad esempio, c’è una azione legale antica e molto accesa eppure le due aziende fanno affari insieme.