Negli ultimi dieci anni Apple non ha pagato imposte sui redditi in Nuova Zelanda nonostante abbia venduto milioni di iPhone e iPad nello stato insulare dell’Oceania. Dei conti con il fisco della Mela ne parla Nzherald – portando alla ribalta un nuovo problema fiscale dopo quelli vissuti i Italia, Francia, Giappone, Australia e quello, gigantesco, individuato dall’UE nel trattato con l’Irlanda.
James Shaw, co-responsabile del Green Party, ha affermato che Apple non starebbe pagando gran parte dei tributi. “È davvero straordinario come sono in grado di ottenere un’aliquota pari a zero in questa nazione” ha detto Shaw. “Mi piacciono davvero i prodotti Apple, sono incredibilmente innovativi ma a quanto pare i loro consulenti fiscali sono ancora più innovativi dei loro designer”.
I neozelandesi sono appassionati utenti dei prodotti Apple, in particolar modo gli iPhone di alto livello, al punto che lo scorso anno l’azienda vantava un quarto del locale mercato degli smarphone. Secondo i dati di IDC, Apple nel trimestre terminato a dicembre ha venduto qui 221.000 iPhone. Secondo i resoconti finanziari della sussidiaria locale, Apple Sales New Zealand, le vendite totali nella nazione dal 2007 ammontano a 4.2 miliardi di dollari.
I bilanci mostrano anche un pagamento relativo alle imposte sul reddito pari a 37 milioni di dollari ma secondo il giornale neozelandese un esame accurato mostra che tale somma è stata inviata all’estero, all’Australian Tax Office, un sistema che sarebbe utilizzato sin dal 2007. Se Apple avesse comunicato in Nuova Zelanda i suoi margini di profitto, avrebbe dovuto pagare 356 milioni di imposte per il periodo.
In una dichiarazione che arriva dall’Australia, la multinazionale ribadisce di avere seguito le regole non rispondendo però a domande dirette sulla struttura operativa della Nuova Zelanda e il mancato pagamento del Inland Revenue (l’amministrazione fiscale del paese). “Apple mira a essere un esempio di forza positiva e siamo orgogliosi dei contributi apportati in Nuova Zelanda nell’ultimo decennio” ha detto un portavoce dell’azienda. “Poiché i nostri prodotti e servizi sono creati, progettati e ingegnerizzati negli USA, è qui che la maggiorparte dei tributi è pagata”.
La questione delle tasse Apple in Nuova Zelanda era già emersa lo scorso anno. La sede neozelandese di Oxfam, confederazione internazionale di cui fanno parte varie ONG, aveva riconosciuto che Apple operava conformemente alle disposizioni legislative in materia fiscale ma aveva anche spiegato che la sua aliquota di tassazione era “assolutamente inaccettabile”. “Schemi e sistemi che consentono alle multinazionali di ridurre al minimo il loro onere di imposizione fiscale, sebbene legali, non possono essere tolleratati” aveva dichiarato Rachael Le Mesurier, direttore esecutivo di Oxfam Nuova Zelanda.