Apple avrebbe partecipato ad un summit organizzato da agenzie di intelligence, sulla sicurezza dati e sorveglianza di massa, almeno stando ad un rapporto diffuso in rete da The Intercept. La notizia trae fondamento dal una copia del programma relativo alla manifestazione, in cui tra i partecipanti compare proprio la società di cupertino.
Il vertice, presieduto da Sir John Scarlett, appartenente in passato ai servizi segreti britannici MI6, ha trattato di “questioni complesse di rilevanza internazionale,” con incontri altamente confidenziali svoltisi presso il palazzo della Fondazione in Oxfordshire. La lista degli ospiti, oltre a ospitare anche una delegazione Apple, vanta anche funzionari di sorveglianza del governo ed ex dipendenti della CIA, oltre ad esponenti dei servizi di intelligence britannici facenti capo alla GCHQ, ed esponenti della intelligence tedesca, oltre a molte altre agenzie provenienti dagli Stati Uniti, Australia, Canada e da tutta l’Unione europea. La società di Cupertino, all’interno del summit, è stata rappresentata dal direttore privacy Jane Horvath e dal direttore alla sicurezza e alla privacy, Erik Neuenschwander, mentre erano presenti anche alti dirigenti Google e Vodafone. Tra gli italiani, anche il Dr. Giuseppe Busia, segretario generale dell’autorità garante della privacy.
Tra i protagonisti di questo “spy summit” anche Robert Hannigan, attuale capo GCHQ, che di recente ha condannato Apple e Google, ritenute “reti di comando e controllo per i terroristi e i criminali”. La posizione di Hannigan, tra l’altro, è condivisa dai suoi omologhi nella comunità dell’intelligence statunitense, che sostengono che l’accesso ai dati pubblici è fondamentale per la sicurezza nazionale. Accesso, che fin ora, risulta limitato proprio dai due colossi tecnologici condannati. D’altronde, la riservatezza dei dati è tematica scottante da quando l’informativo Edward Snowden ha rivelato informazioni riservate, riguardanti i programmi di sorveglianza governativi segreti che raccolgono dati su vasta scala. Ed allora, il summit si è concentrato proprio su questioni legate alle tecniche per la raccolta dati a livello di massa, con riferimento alle telefonate e messaggi, scambiati anche tramite social network, spesso spiati senza che l’utente ne sia a conoscenza e senza che integrino prove di qualche misfatto.
Sul tema, è chiara la posizione di Apple, che più volte, per bocca del proprio CEO Tim Cook, ha sempre sostenuto l’importanza della riservatezza dei dati dei consumatori, tanto che la società ha sempre mantenuto una linea dura contro la condivisione dei dati. In passato, lo stesso Cook, ha con forza ribadito il concetto che “nessuno di noi dovrebbe accettare il fatto che il governo o una società qualsiasi possa avere accesso a tutte le nostre informazioni private”. Più di recente, Apple e altre società tecnologiche, come Google, hanno firmato una lettera congiunta per chiedere al presidente Barack Obama di non utilizzare misure per la creazione di backdoor software, in grado di ottenere informazioni e dati dei consumatori, sostenendo che la crittografia è necessaria per garantire la “economia dell’informazione moderna”. Il problema, però, è quello di trovare un equilibrio tra privacy e pubblico accesso ai dati, al fine di tutelare la sicurezza pubblica.