A un anno e mezzo dalla multa record di 1,1 miliardi di euro ad Apple – sanzionata in Francia perché ritenuta colpevole di pratiche anticoncorrenziali – la Mela ha presentato ricorso contro l’ammenda, accusando l’autorità francese per la concorrenza di avere voluto forzare la mano “per fini politici”.
“L’autorità francese garante della concorrenza ha chiaramente voluto dare l’esempio colpendo duramente Apple”, ha dichiarato in tribunale l’avvocatessa Mélanie Thill-Tayaran. Lo riferisce Bloomberg riferendo che la legale parla di incriminazioni contro Apple che non reggono e che la multa dovrebbe “semplicemente e puramente” essere annullata.
La Mela è accusata di aver fatto cartello con alcuni grossisti, accordandosi con questi per non competere e impedire ai distributori di competere tra loro, “sterilizzando in tal modo il mercato all’ingrosso dei prodotti Apple” (parole riferite all’epoca da Isabelle de Silva, presidente dell’autorità garante della concorrenza francese). Una lamentela sollevate da alcuni APR (Apple Premium Reseller) era che i nuovi prodotti non sempre erano consegnati contemporaneamente alla loro disponibilità negli Apple Store.
Nessuna delle misure messe in atto da Apple ha i qualche modo svantaggiato gli Apple Premium Reseller, secondo l’avvocato della Mela che parla di sanzione “sproporzionata e artificiosamente gonfiata”. Anche i due grossisti distributori coinvolti nel caso, Tech Data e Ingram Micro, stanno a loro volta cercando di fare annullare le sanzioni loro inflitte, pari rispettivamente a 76,1 milioni e 62,9 milioni di euro.
Le grandi aziende del mondo IT si trovano da tempo a dovere far fronte a varie questioni sollevate dalle autorità d’Oltralpe. Google è stata sanzionata più volte, l‘ultima volta con una multa di 500 milioni di euro inflitta dall’antitrust francese a metà luglio per non aver rispettato gli obblighi imposti da una precedente decisione. Anche Facebook è stata sanziona più volte per questioni legate a pratiche nel settore dell’advertising. Le autorità francesi stanno da qualche tempo puntando il dito contro varie big del mondo IT (Apple inclusa) anche per questioni legate ai sistemi di pagamento.