La storia dell’acquisizione della divisione semiconduttori sembra non voler finire mai. Dai giorni circolava voce che Western Digital era in sostanza riuscita a concludere l’affare ma Bloomberg riferisce che il consorzio Bain Capital di cui Apple fa parte non molla, e a questo proposito Cupertino avrebbe messo sul tavolo 3 miliardi di dollari, innalzando la posta insieme a Dell, Seagate e SK Hynix.
L’interesse in questione avrebbe spinto i giapponesi a sottoscrivere un protocollo di intesa con Bain Capital per arrivare a un accordo definitivo entro fine mese. Apple vorrebbe una quota di partecipazione insieme a Bain. Se l’accordo andrà in porto, la spesa della multinazionale della Mela sarà la più importante di sempre per quanto riguarda investimenti in settori chiave come quello dei semiconduttori.
Apple vorrebbe impedire a Western Digital l’affare ma la divisione di Toshiba, in virtù di vari brevetti e tecnologie di altissimo livello, fa gola a tanti. Toshiba, come abbiamo più volte spiegato, è da mesi alla ricerca di un modo per non fallire. Non solo sta ancora pagando le conseguenze dello scandalo del 2015, alcuni dirigenti avevano truccato i conti nei precedenti anni, ma a società di energia nucleare americana Westinghouse (dal 2006 di proprietà Toshiba) ha presentato istanza di fallimento: dal 2006 era di proprietà di Toshiba, riportando oltre 5,5 miliardi di euro di perdite relative alle sue attività nel settore nucleare negli Stati Uniti.
Per Apple, l’acquisizione della divisione Toshiba che, tra le altre cose, è in grado di produrre memorie per smartphone, tablet e computer, potrebbe significare ridurre la dipendenza da Samsung. Dall’altra parte sembra che Western Digital non sia minimanete disposta a retrocedere e, si dice, sia pronta a mettere sul tavolo la cifra record di 17,4 miliardi di dollari. Il noto costruttore di dischi fissi ha anche provato a mettere i bastoni tra le ruote ad altre aziende interessate all’acquisizione, vantando una sorta di diritto di prelazione, chiedendo “aiuto” alla parigina Camera di Commercio Internazionale al fine di risultare l’unico interlocutore per questa vendita.